Archeologia, Pompei torna “autonoma” e attende il nuovo soprintendente
POMPEI. Dal 23 dicembre 2013 gli scavi di Pompei sono in attesa di un nuovo soprintendente, essendo terminato l’incarico triennale affidato a Teresa Elena Cinquantaquattro: nominata soprintendente nel dicembre 2010 a soli 46 anni, è stata la più giovane archeologa indicata dal Ministero per guidare il sito di Pompei (tra i più visitati al mondo con 2,5 milioni di turisti l’anno).
Inoltre il decreto legge Valore Cultura della scorsa estate, poi convertito in legge dal Parlamento, prevede importanti e significative novità per la Soprintendenza di Pompei che dal 2014 non sarà più accorpata a Napoli, ma tornerà autonoma (come stabilito già nel 1982 e confermato nel 1997) con competenze oltre che su Pompei, anche su Ercolano e Stabia.
Quindi la nomina di un nuovo soprintendente (per Pompei e/o per Napoli) era in qualche modo attesa. Alla scadenza del contratto la Cinquantaquattro viene “sostituita” ad interim da Luigi Malnati, direttore generale per le Antichità del Ministero per i Beni ambientali, culturali e per il turismo (Mibact), che avoca a sé le funzioni di soprintendente della Soprintendenza di Napoli e Pompei e delega i poteri di firma per gli atti ordinari a Valeria Sampaolo (per il Museo Archeologico Nazionale e la gestione della tutela delle aree in provincia di Napoli con esclusione dell’area vesuviana), e a Grete Stefani (per Pompei, Ercolano, Stabia e l’area vesuviana). Entrambe, inoltre, cureranno anche la gestione del personale e l’ordinaria attività amministrativa.
«Si auspica che si proceda nel modo più rapido possibile all’emanazione dei bandi per il conferimento degli incarichi dirigenziali delle due Soprintendenze di nuova istituzione» chiude Malnati nella sua comunicazione, riportando così di attualità il tema della nuova organizzazione introdotta dal ministro Bray lo scorso agosto con il decreto Valore Cultura, che ha restituito l’autonomia a Pompei, separandola, insieme ai siti archeologici vesuviani, da Napoli.
Un ritorno al “passato”, in quanto il 31 marzo 2008 (per effetto della riorganizzazione voluta dall’allora ministro Francesco Rutelli) cessò definitivamente di esistere l’autonomia della Soprintendenza pompeiana (e quindi anche di Ercolano, Oplonti, Stabia e Boscoreale) da Napoli conquistata faticosamente nel lontano 1982 (relativamente all’autonomia scientifica) e rafforzata poi dalla legge 352 del 1997 che aveva concesso all’ente anche l’autonomia economica e gestionale, oltre a quella scientifica.
L’esperienza dell’accorpamento tra Napoli e Pompei in realtà non è mai stata digerita del tutto. «Evidentemente avevamo ragione fin dall’inizio – dice Antonio Pepe, segretario della Cisl – l’accorpamento della Soprintendenza di Pompei con quella di Napoli è stato un fallimento».
«Napoli e Pompei, per 5 anni e mezzo una sola Soprintendenza, con due territori, due regolamenti, due esperienze di gestione che si scontrano. Cancellare la Soprintendenza di Pompei – conclude Pepe – dotata di autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e finanziaria, fu un errore gravissimo che ha messo in pericolo l’attività di tutela, conservazione e la fruizione di un patrimonio archeologico straordinario, che il mondo intero ci invidia».