Pompei promuove… Pompei. Si spera nel kolossal Usa per l’aumento dei turisti
POMPEI. “Pompei” (il film made in Usa) strumento per la promozione turistica di Pompei (quella vera). Almeno è quello che si spera alle falde del Vesuvio dopo l’uscita mondiale, lo scorso 20 febbraio 2014, del disaster movie in 3D sulla città romana da 100 milioni di dollari firmato dal regista inglese Paul William Scott Anderson.
«Questo film porterà a Pompei tanti turisti americani, ne sono sicuro. Hanno fatto un buon lavoro», dice Mattia Buondonno, guida della Soprintendenza Archeologica pompeiana che ha accompagnato l’anno scorso negli scavi il regista inglese.
Prima che iniziassero le riprese, infatti, Anderson e il suo staff hanno passato una settimana a Pompei per filmare le rovine, il Vesuvio e il paesaggio circostante per collaborare al lavoro di ricostruzione della città antica.
Hanno scattato oltre 35.000 foto ad alta risoluzione sia sul terreno, sia dall’alto, spesso impiegando il “Lidar”, una sofisticata combinazione di tecnologia radar e laser che misura le distanze con grande precisione.
«Più che divertire mi ha interessato – spiega Antonio Varone, archeologo ed ex direttore degli scavi di Pompei – per che capire cosa è stata Pompei bisogna venire agli scavi, non vedere questo film. Ma se può servire a stimolare la curiosità, va bene» e aggiunge: «Più che a un’eruzione vulcanica, nei momenti clou del film pare quasi di assistere a un bombardamento».
Tuttavia, nonostante le imprecisioni, l’archeologo promuove il film che «potrebbe portare un ulteriore giovamento dal punto di vista turistico per Pompei. La ricostruzione di case e ambienti mi è sembrata abbastanza fedele».
Favorevole la Soprintendenza pompeiana: «Il lancio del film Pompei testimonia il rinnovato interesse del pubblico di tutto il mondo e in particolare dei giovani per il sito archeologico, così come confermato anche dall’aumento del numero di visitatori registrato nel 2013».
«Ci si augura poi – prosegue l’ente in una nota – che il trend positivo possa continuare anche sfruttando il forte richiamo esercitato da eventi come la mostra al British Museum di Londra e il film Pompei, che affascinano e suscitano l’interesse del pubblico ben più di quanto non siano in grado di fare episodi negativi, come i cedimenti verificatisi di recente, del tutto normali in un’area vasta come Pompei».
Perplesso, invece, il direttore dell’Osservatorio del Patrimonio culturale, Antonio Irlando, che dice: «Nessun riferimento storico e ambientale da ritenersi attendibile, nessun elemento del racconto che possa richiamare gli aspetti originali della quotidianità dell’antica città romana».
«Servirà anche questa milionaria sceneggiata – aggiunge l’architetto – spacciata per pellicola che racconta di Pompei, a far comprendere che la retorica dello sfruttamento della cultura italiana non è utile alla buona reputazione del Paese e al suo corretto sviluppo che si vorrebbe fondare proprio sulla cultura identitaria?». Foto: sito ufficiale film.