Curiosità linguistiche. Scherzi di parole con consonanti doppie e scempie
di Carlo Iandolo
POMPEI. L’italiano possiede ed offre spesso una serie di parole della stessa famiglia linguistica in cui le consonanti geminate si alternano con quelle quasi equivalenti di tipo scempio.
È il caso di “obiettivo / obbiettivo” (rispettive forme dotta e popolare), “abbate / abate” (assai piú comune del lemma collaterale), di “abadia / abbazia” (che è grafia e pronunzia ormai preferita), di “anno sabbatico / sabatico” (quest’ultimo è fono-morfologicamente piú usuale e comune, valido a indicare che ogni sette anni, presso gli antichi Ebrei, c’erano la cessazione del lavoro dei campi e il condono dei debiti), accanto alla coppia “far sciabà / sciabbà = far festa, far bisboccia”, risalenti all’ebraico “shabbàth”.
Eguale duplice testimonianza offrono il doppione “acolito / accolito” (forma meno antica e ormai vittoriosa) = chi ha ricevuto il quarto degli ordini sacri (per estens. sia il chierico che serve all’altare, sia un accompagnatore sottomesso e servile), il duo “musulmano e mussulmano” (ma è preferibile la grafia semplice, risalente all’arabo-persiano “musliman”, plurale di “muslim = aderente all’Islam”) e “zitella”, che in molti dialetti toscani figura come “zittella”, in omaggio all’etimo “citta = ragazza”, abbreviazione di “piccitta”, oltre al binomio “beqquadro e bequadro”, segno che – posto avanti a una nota musicale – annulla le alterazioni precedenti.
Un’altra schiera di parole, sempre risalenti alla stessa base etimologica, mostra una variazione consonantica collegata al differente ruolo morfologico e agli sviluppi ora popolari, ora cólti: ecco il sostantivato “reggia” (= palazzo principesco) di contro ai puri e originari aggettivi “regio (= regale)”, come al nome comune “legge” corrisponde l’aggettivo d’origine dotta “legittimo (= legale)”; egualmente risalta la contrapposizione consonantica e formale tra “ghiaccio” (dal lat. volgare *glaciu-m) rispetto al proprio aggettivo “glaciale” (da “glaciale-m”), fra “il dubbio e io dubito”…
A parte – per una diversità semantica, pur nella probabile parentela linguistica di fondo – il binomio “agio (= comodità, opportunità”) e “aggio (= vantaggio nel cambio d’una moneta, utile percentuale di sconto)”, forse comunemente risalenti al provenzale “aize”, a sua volta dal latino “àdiacens”; cosí è anche per “sigillo e suggello”, uniti all’origine ma poi lievemente distanti per via delle successive grafie diverse e dei rispettivi significati di sviluppo…
Di contro, richiamando erronei usi fonetico-ortografici fino all’àmbito dialettale, invitiamo ad evitare le doppie in parole quali “accelerare, acchito, anziché , baracca, barella, (tela) batista, birichino, burattino, camorrista, canottiera, collutorio, comare, flacone, Machiavelli, penicillina, sopruso, sfrido…” mentre, invece, è doverosa la geminazione in “esterrefatto, intelligente, scorrazzare (connesso con “correre”), soddisfatto, soppressata (= carne compressa, condita con sale)”.
Scherzi di parole, talvolta parzialmente bifronti e talaltra no, che ribadiscono il senso della frequente imprevedibilità formale in seno alla nostra lingua cosí fantasmagorica.