Le lettere dei bambini di Pompei a Papa Francesco: “Sei il nonno di tutti noi”
POMPEI. Il calore con cui Pompei ha accolto il Santo Padre è sintetizzato nelle lettere che i bambini delle scuole elementari del Primo Circolo gli hanno indirizzato. Innocentemente spiazzanti, a tratti commoventi, cariche di speranza, gioia e amore, le lettere diventeranno un libro che arriverà in Vaticano. Quasi tutti si rivolgono a Francesco come ad un nonno perché, scrivono, “sei il nonno di tutti noi”.
La maggior parte lo chiama per nome perché “anche se ti vedo solo in tv mi sembra di conoscerti da sempre”. C’è chi chiede di essere ricordato nella preghiera che il Santo Padre rivolge alla Madonna e chi gli assicura che sarà lo stesso santo Padre ad essere ricordato nella sua preghiera di bambino “perché se tu stai bene – scrive un bimbo della seconda classe – potrai aiutare tanta gente”.
C’è chi, candidamente, gli confessa che non vede l’ora di fare la comunione “per capire l’ostia che sapore ha” e chi, come una bambina di quarta elementare, anticipando una riforma della Chiesa, gli confessa “di seguire sempre il suo esempio sperando un giorno di poter diventare Papa anche lei”.
Ma nelle parole dei bambini di Pompei, scritte su fogli di quaderno a righe e a quadretti, non manca mai la consapevolezza del mondo che in cui vivono: tantissime le richieste di benevolenza nei confronti degli ultimi, dei “bambini che non hanno giocattoli”, “di chi non può mangiare”.
Tra palloncini variopinti, enormi cuori colorati di rosso con la scritta Papa Francesco, c’è chi chiede la fine delle guerre di religione, chi si domanda perché “L’Isis ammazzi tanta gente anche se nel Corano c’è scritto non uccidere” e chi spera che nessun bambino debba più imbracciare un fucile.
Tra la richiesta di un lavoro per la propria mamma o il proprio papà, sono tantissimi i bambini che chiedono al Santo Padre di essere contattati, ma più di tutto fioccano gli inviti a pranzo. “Vorrei farti assaggiare i biscotti di mia nonna” oppure “Vorrei che tu mangiassi le torte di mia madre” e chi tenta di convincerlo ad accettare l’invito assicurandogli che la mamma sia una cuoca provetta, ma poi spera che per quel giorno non cucini “il minestrone con il farro”.