Colazione, pranzo e cena nell’antica Pompei: ecco come erano organizzati i pasti dei pompeiani

POMPEI. L’organizzazione dell’alimentazione nell’antica Pompei, così come nell’antica Roma, non era così diversa da come lo è oggi per noi, nel senso che anche duemila anni fa l’assunzione quotidiana di cibo era suddivisa in più momenti nell’arco della giornata.

Differenze più profonde, invece, si riscontrano nel tipo di alimenti che i pompeiani assumevano: esse sono dovute essenzialmente alle modalità di preparazione e di cottura dei cibi, alla disponibilità dei prodotti agricoli o delle carni e anche al gusto in voga all’epoca.

C’è poi da dire che ortaggi che per noi sono ormai comuni, come patate e pomodori, o alimenti come zucchero, caffè e cacao erano sconosciuti nell’antica Roma, perché si diffusero in Europa soltanto intorno al XVI secolo.

La vita ai tempi di Pompei era regolata dal sole e i pompeiani si alzavano presto, facevano una robusta colazione (Lentacolum) a base di pane, formaggio, frutta secca e miele; verso mezzogiorno facevano uno spuntino leggero (Prandium) e, dopo essersi recati alle terme, verso le tre o le quattro del pomeriggio iniziavano a cenare (Coena).

Si stendevano sui letti tricliniari e, appoggiato il gomito ai cuscini, davano inizio al convivium che si apriva con abbondanti antipasti (Gustatio) cui facevano seguito i piatti forti (Mensa Prima) e, a chiusura, il dessert (Mensa Secunda) in genere a base di frutta e dolci.

Cosa mangiavano i Pompeiani nello specifico? E cosa sappiamo delle ricette che venivano preparate allora? In realtà ne sappiamo abbastanza tanto che alcune di quelle ricette sono conosciute e apprezzate (con gli opportuni accorgimenti) ancora oggi.

I testi più antichi che riguardano la cucina Romana cominciano con le ricette di Catone il Censore (150 a.C.) inserite nel suo trattato sull’agricoltura ‘’De Agricoltura”. Poco più di un secolo dopo (37 a.C.) appaiono “I Rerum rusticarum libri tres” di Varrone e nel 50 d.C. è la volta di Columella con il “De re rustica”. L’ultimo degli scrittori georgici fu Plinio con “Naturalis Historia” intorno al I secolo d.C. e dopo di lui il famoso gastronomo Apicio (IV sec. d.C.) con il “De re coquinaria”.

Tra gli ingredienti più usati della cucina antica troviamo erbe aromatiche (alloro, aneto, mirto, menta, rosmarino, salvia e timo); legumi e verdure: tra gli scapece (da Apicio) di verdure rimane un classico quello delle zucchine marinate in aceto e varie spezie; frutta fresca e secca.

C’era poi un’ampia scelta di formaggi, in particolare ovini e caprini: la “Cassata di Oplontis” (ricotta di capra, miele e frutta secca), è I’antenata della cassata siciliana, affresco che si trova in uno dei triclini della Villa di Poppea ad Oplontis.

Si usava molto l’olio d’oliva: l’olio campano è il migliore sin dall’ antichità perché privo di qualsiasi acidità. Si consumavano ovviamente anche molti cereali (alica, farro o spelta, pasta, pane…). Cicerone ed Orazio (I secolo d.C.), ad esempio, erano ghiotti di “lagane” cui si fanno risalire le attuali lasagne; le prime descrizioni dei maccheroni però compaiono solo nel XII secolo.

I Pompeiani amavano anche le salse per condire i cibi, in particolare le carni e il pesce: quella più usata era il garum o liquamen. Non esisteva lo zucchero ma tra le portate di una cena c’erano anche “i dolci”: i Romani utilizzavano il miele per addolcire i cibi, come ad esempio biscotti di farro o formaggi e ottenere, così, una sorta di “crema” da spalmare.

D’altra parte all’epoca si usava molto mescolare anche sapori acri e dolci. Un altro esempio in tal senso era il vino: non solo si consumava diluito con acqua, ma era anche speziato, condito e vi si aggiungeva del miele (si otteneva così il mulsum).

Come accennato, infine, pomodoro, zucchero, patata, caffè, cacao sono, invece, alcuni dei cibi che i romani non fecero in tempo a conoscere, perché si diffusero sulle tavole europee soltanto molti secoli più tardi, successivamente alla scoperta dell’America.

Redazione Made in Pompei

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Made in Pompei è una rivista mensile di promozione territoriale e di informazione culturale fondata nel 2010.

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