L’Egitto e Pompei: un legame che viene da lontano testimoniato da oggetti, culti e affreschi
POMPEI. Quali furono i rapporti storici tra Pompei e l’Egitto? Va ricordato che 1.500 anni prima di Cristo quella egiziana è già da molti secoli una società avanzata, con solide istituzioni politiche e religiose, che possiede profonde conoscenze scientifiche, produce costruzioni monumentali e documenti scritti.
Pompei, invece, non esiste ancora. La Campania, come gran parte della penisola italica, è popolata da gruppi umani riuniti in semplici villaggi di capanne, che fabbricano oggetti in bronzo, ma non conoscono la scrittura.
Ci vorranno quasi altri 1.000 anni prima che Pompei diventi una città vera e propria. Quando ciò avverrà, nel VI secolo a.C., l’Egitto sarà ormai un regno in lento declino, facile preda degli invasori che, come i Persiani, lo conquisteranno nel 525 a.C.
Ma già a partire dall’VIII secolo a.C., quando Pompei non era ancora una città, testimonianze e cimeli dell’antica civiltà egizia hanno raggiunto via mare le coste campane, affascinando gli abitanti con il loro mistero e la loro bellezza.
Oltre ai tessuti, al vino, ai profumi e ai beni di lusso, arrivano anche oggetti sacri, provenienti da mondi e religioni lontane: strani manufatti a forma di animale, gli scarabei, ad esempio, o le statuine/ ciondolo raffiguranti divinità con la testa di animale. È il fenomeno degli “Aegyptiaca”, usati in Campania come amuleti.
Svuotati del loro originario significato religioso, gli “Aegyptiaca” conservavano la magia e l’esotismo degli oggetti provenienti da un mondo lontano e alimentavano, con il loro carattere misterioso, la superstizione delle classi popolari.
Gli scarabei e le statuine di divinità egizie (veri prodotti d’importazione oppure riproduzioni di artigiani greci e fenici) erano utilizzati dai campani come amuleti per la fertilità, oppure contro le malattie e la morte.
In Campania sono stati ritrovati prevalentemente in tombe femminili e infantili, come quelle di Cuma, Calazia, Suessola, Striano e Castellammare di Stabia. All’inizio del VI secolo a.C., quando nasce la città di Pompei, la stagione degli “Aegyptiaca” volge al termine.
Passeranno altri 400 anni e le conquiste straniere, prima di Alessandro Magno poi di Roma, trasformeranno l’Egitto e ne porteranno di nuovo in Italia (II secolo a.C.) la cultura e il fascino. Questa volta attraverso la dea Iside, che diventerà la divinità di riferimento di molti romani e di molti pompeiani nei secoli di passaggio tra la Repubblica e l’Impero.
Insieme a Iside arriva a Pompei, come in tutto il mondo romano, la “moda dell’Egitto”, che si ritrova negli arredi e negli affreschi delle case più belle, sotto forma di simboli religiosi e paesaggi nilotici: ippopotami, coccodrilli, pigmei. Dagli “Aegyptiaca” a Iside, fino alla moda egittizzante nelle decorazioni, l’Egitto e Pompei si sono dunque sfiorati per secoli, attraverso oggetti, idee e rituali che attraversavano il mare. Foto: Casa dei Pigmei. Fonte: P.a.P.