Archeologia, il futuro di Pompei è la “musealità diffusa”
POMPEI. Il futuro dell’archeologia a Pompei si chiama “musealità diffusa”. Sempre più spesso, infatti, capiterà di vedere le splendide domus e gli imponenti edifici pompeiani arricchiti con oggetti e arredi (autentici o perfettamente ricostruiti) che mostrano in maniera semplice e diretta quella che era nel 79 d.C. la reale funzione degli ambienti.
L’obiettivo è chiaro: far percepire al visitatore quella che era la vita quotidiana della città antica. L’idea lanciata dal soprintendente Massimo Osanna è partita già lo scorso aprile, con la ricostruzione delle stanze (il triclinio e la camera da letto) della lussuosa Villa Imperiale e con il Tempio di Iside, dove sono riproposti i culti egizi.
Una ulteriore fase del progetto di musealità diffusa (che realizzerà tanti piccoli “musei” nel grande museo che è Pompei) è partito lo scorso agosto con la nuova sistemazione della Fullonica di Stephanus (nella foto di copertina) e i reperti organici sistemati nella Palestra Grande.
La Fullonica era un’antica lavanderia: qui è stata riprodotta la cucina, con la griglia in ferro per la carne ancora appesa alla parete e il vasellame necessario per la preparazione e la cottura degli alimenti disposto sul bancone. Si possono quindi vedere gli oggetti ritrovati in situ, come padelle, pentole e brocche in bronzo, coperchi e piccoli contenitori per gli ingredienti in terracotta.
Una pentola è ancora sopra il suo treppiede e permette di osservare come nell’antica Pompei si cuoceva sia ponendo il recipiente direttamente tra le braci che per riverbero delle braci.
Anche la Palestra Grande si arricchisce di una nuova sezione di reperti organici e naturalistici. L’esposizione dei materiali carbonizzati (pani, semi, frutta secca, cereali, melagrane) ritrovati nell’area vesuviana a seguito dell’eruzione, è stata parte della mostra “Mito e natura. Dalla Grecia a Pompei” e oggi trova nuova collocazione nel braccio sud della Palestra grande.
Queste testimonianze uniche, per la prima volta esposte al pubblico, consentono di comprendere l’uso che gli antichi facevano delle piante, soprattutto nel campo dell’alimentazione.
Nella nuova cornice espositiva è presente, inoltre, la sezione dedicata ai reperti naturalistici di Moregine, tra i quali alcuni materiali organici d’eccezione, quali le tavolette cerate, un cesto in vimini, suole di sandali, una roncola. La Palestra Grande ospita anche gli affreschi del complesso di Moregine.