Le nuove scoperte nel Santuario di Fondo Iozzino a Pompei
Gli ex-voto ritrovati nell’edificio arcaico consentono di riscrivere la storia della città pre-romana
POMPEI. Il Santuario arcaico situato nel Fondo Iozzino (fuori dall’area archeologica, nella Pompei moderna) ha restituito numerose e inedite offerte votive che, insieme a quelle di altri Santuari ubicati nel perimetro della città antica (Santuario di Apollo, di Atena e Ercole, Capitolium), permetteranno di riscrivere un capitolo della storia di Pompei. Si tratta di oggetti risalenti ad un lungo periodo che va dal VI al I secolo a.C. e provenienti da tutto il Mediterraneo: armi, vasellame con iscrizioni etrusche e gioielli.
Essi venivano offerti agli dèi come voto per i momenti più salienti della vita: il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, il matrimonio, il primo figlio o l’iniziazione alle armi. In tantissimi sono stati ritrovati intatti, in particolare dal Santuario extraurbano del Fondo Iozzino, dove sono stati rinvenuti così com’erano al momento della loro deposizione.
Il Santuario, posto nella città moderna, un tempo era una cava di estrazione del lapillo di proprietà della famiglia Iozzino: esplorato a più riprese a partire dal 1960, dal 2014 ha visto l’avvio di una ricerca approfondita e continuativa. Le indagini recenti si sono concentrate nello spazio tra i due recinti sacri e hanno portato alla luce un piano di frequentazione riferibile al VI secolo a.C. in cui sono state ritrovate tantissime armi (in bronzo e ferro) e vasellame ceramico soprattutto in bucchero, deposto intenzionalmente: brocchette, kantharoi o scodelle.
Tra le armi: corte spade, una ventina di punte di lancia in ferro a volte con immanicatura in bronzo, cuspidi di giavellotto, uno scettro in ferro (rarissimo per l’Italia meridionale), un grande scudo in bronzo con la fascia interna decorata nella quale si infilava il braccio.
L’aspetto più eclatante dei ritrovamenti riferibili all’età arcaica è costituito dalla notevole quantità di vasellame in bucchero con iscrizioni graffite in lingua etrusca che rappresenta il più grande gruppo di iscrizioni etrusche finora rinvenuto in un unico contesto in Italia meridionale. Il vasellame in bucchero era utilizzato per sacrifici che prevedevano l’offerta alle divinità di vino (rosso e bianco) o infusi d’erbe. Le iscrizioni erano poste sulla vasca e sul piede di scodelle e di vasi da banchetto che, dopo l’uso, venivano deposti capovolti sul suolo.
Queste iscrizioni rivelano i nomi degli offerenti, etruschi che provenivano anche dalla Toscana, e della divinità a cui era dedicato il santuario, il dio “apa” (“padre”), forse Giove Meilichios. Accanto a queste iscrizioni ci sono anche numerosissimi segni graffiti come croci, stelle a cinque punte, asterischi, alberelli. Insieme a queste offerte sono stati rinvenuti anche gioielli come anelli in argento o oro con pietre decorate e vasellame proveniente da tutto il Mediterraneo antico: ceramica a vernice nera dall’Attica, vasi per profumi da Corinto, contenitori per unguenti dal mondo ionico e coppe etrusco-corinzie.