Quando la danza diventa uno strumento di comunicazione
Alessandra Sorrentino, ballerina, si è imposta nel panorama artistico campano, trionfando al festival internazionale di videodanza Coreografo Elettronico
POMPEI. Alessandra Sorrentino balla da quando aveva sei anni. Orgoglio per Pompei, dove ha mosso i primi passi di danza, si è distinta in più occasioni nel panorama artistico campano. L’abbiamo intervistata per scoprire qualcosa in più della sua arte e dei suoi progetti passati e futuri.
San Carlo, Harmony di Napoli, Amici Casting e tanto altro. C’è un’esperienza che ha segnato la tua carriera più delle altre?
«Sicuramente aver fatto parte della scuola di ballo del teatro più antico del mondo, il San Carlo. Lì la mia passione per la danza ha trovato conferma ed è diventata un lavoro».
Enrico Vicinanza dichiarò di averti scelta per “Alle nozze, ai balli, ai canti” perché per il suo spettacolo voleva un’attrice più che una ballerina. Ti riconosci in questa visione della danza come strumento per raccontare una storia?
«Io credo siano i corpi a raccontare. Il corpo ha bisogno del suo spazio e va a riempire i luoghi abbandonati perché solo lì c’è ancora un vuoto. Alla base dell’interpretazione del corpo, poi, c’è la mimica facciale. Il percorso è unico: una ballerina, oltre che un’atleta, deve necessariamente essere un’attrice e un’artista. Nel caso di “Alle nozze, ai balli, ai canti” io ero un vero e proprio mimo».
Parliamo della tua attività di coreografa. Il tuo “Scugnizzo liberato” ha recentemente trionfato al festival internazionale di videodanza Coreografo Elettronico. In quel caso i corpi che storia vogliono raccontare?
«Lì abbiamo rappresentato un’ascesa dagli inferi al cielo. Il video è anche un omaggio alla danza che viene dal basso. I luoghi occupati, infatti, danno la possibilità a tutti di realizzare le proprie idee e i centri sociali spesso diventano veri laboratori. Io mi sono servita dell’ex carcere minorile Filangieri, in cui Eduardo De Filippo aveva fatto costruire un teatro per i giovani carcerati. Siccome questi furono trasferiti a Nisida, il suo sogno non fu realizzato. Io ho voluto riprenderlo».
Hai conciliato la danza con la maturità, conseguita nel 2013. È difficile far coesistere le passioni coi doveri? Che consiglio daresti ai giovani che hanno le tue stesse ambizioni?
«Le difficoltà sono diverse: la danza prende delle cose di te e la scuola altre. Conciliarle è possibile. Anzi, solo unendole un danzatore può sentirsi formato. Passando tanto tempo in sala, si ha bisogno di avere un confronto con la realtà e di non perdere la voglia di imparare cose che non sono legate al movimento. Io, da maestra e coreografa, spingo sempre i miei allievi a primeggiare anche all’interno della propria classe. Solo così puoi avere la sicurezza e la stabilità mentale perché le emozioni si sentano libere e sicure di farsi vedere».
Che aspirazioni hai per il futuro?
«Vorrei realizzare una ricerca sperimentale sul corpo, sul gesto, su tutto quello che può essere contaminazione della danza contemporanea. In più sono molto interessata al videomaking. Lo scorso 7 febbraio, ad esempio, ho sperimentato al Teatro “Verdi” di Salerno una tecnica video che si chiama “realtà virtuale”: la telecamera era posta al centro del palco e ha catturato a 360 gradi tutti i miei movimenti, facendo assumere allo spettatore il mio punto di vista. Mi ispira il fatto che in passato l’unico riferimento per una ballerina era lo specchio. Adesso con la tecnologia possiamo finalmente vederci quasi in tempo reale».
E ora un altro sogno di Alessandra prende corpo: avere una scuola di danza tutta sua, per trasmettere la sua stessa passione alle nuove generazioni, cui insegnare soprattutto l’amore per il sacrificio e la dedizione. Quel sogno si avvera venerdì 15 settembre (alle ore 18,00) quando Alessandra, nella sede della sua nuova scuola (a Pompei, in via Casone 35) terrà una lezione di prova per la danza. Il tema di questo esordio non poteva che essere “Sorrisi e vibrazioni positive”, ovvero ciò che alimenta la sua passione da sempre.