Quando re Ferdinando coltivava i mandarini a Capodimonte
Celebrata a Napoli la Festa del Mandarino nei Campi Flegrei, nel bicentenario della piantumazione dell’agrume proveniente dalla Cina
NAPOLI. «Nonzignore! Accussì voglio! – Statte zitto! Dice Dio; – si no ognuno se ne piglia! – N’Paraviso cumann ‘io! – E San Pietro avota ‘e spalle. – Da la cella scura scura l’angiulillo chiagne e sbatte, – dice ‘e metterse paura! – Ma ‘a Madonna, quanno ognuno sta durmenno a suonne chine, – annascuso ‘e tutte quante va e lle porta ‘e mandarine”. La famosa poesia “A Madonna d’ ‘e mandarine” di Ferdinando Russo, recitata magistralmente dall’attrice Antonella Morea, arriva a coronamento della conferenza stampa di sabato 2 dicembre, nel cellaio del Real Bosco di Capodimonte.
Si celebrava la Festa del Mandarino nei Campi Flegrei, nel bicentenario della piantumazione dei mandarini che arrivavano a Napoli dalla Cina, qualche anno dopo essere stati piantati in Sicilia. Un merito per Ferdinando I di Borbone che non riscosse pari apprezzamento sul piano politico. Il mandarino dalle eccezionali proprietà nutritive (ma chi lo ama ne apprezza soprattutto il profumo e l’aroma) approdò nel 1816 al Real Orto Botanico. Acquisì la denominazione “Citrus Deliciosa”. L’anno successivo (1817) Ferdinando I chiese che l’albero del mandarino fosse piantato anche “nell’Orto delle delizie del re”. Lo scopo era di allietare la tavola di famiglia durante l’inverno.
Ancora adesso, 200 anni dopo, i mandarini continuano a crescere nel “giardino Torre”, nel cuore del Bosco di Capodimonte, in compagnia di altri frutti e varietà botaniche. Giusto per la storia, il giardino Torre (sconosciuto ai più) è importante per la torre settecentesca, che serviva da deposito per le masserizie, per la fontana di gusto neoclassico (ispirata alla Venere in conchiglia di Pompei), ma anche per il forno che i Savoia avevano fatto costruire per gustare la pizza napoletana.
Secondo le guide del Parco che hanno accompagnato i visitatori nella visita di sabato e domenica (2 e 3 dicembre) la prima pizza Margherita, riconoscimento popolare di simpatia nei confronti della regina consorte di Umberto di Savoia, fu cotta proprio in quel forno del giardino Torre del Real Parco. Forse non è vero. Forse la prima pizza Margherita fu preparata in un locale storico di Napoli. È sicuro, però, che il re Umberto I e la regina Margerita la pizza al Real Bosco di Capodimonte la venivano a mangiare spesso e volentieri.
Tornando al mandarino, i promotori dell’associazione “L’immagine del Mito” si stanno impegnando per farlo tornare allo splendore di un tempo, rimettendo a coltura gli agrumeti di un tempo nei Campi Flegrei, dove era usanza di dare in dote alle figlie la rendita derivante dal giardino di mandarino di famiglia. Il profumato agrume (prezioso anche per la buccia) viene oggigiorno riproposto in varie ricette da chef e barman stellati di tutta la provincia di Napoli. La degustazione a base di mandarino (panettone, biscotti, marmellate, spremute, liquore mandarinetto), tra un canto alla posteggia ed il ballo popolare, sono di preludio a ricette che tramandano profumi e sapori di un frutto che ha la forza della memoria nel far rivivere la magia dell’infanzia alla generazione napoletana del dopoguerra. È lo stesso potere, più o meno, che avevano le madeleine per Proust. Foto di Дарья Яковлева da Pixabay