Da discarica a parco archeologico: la storia a lieto fine di Cava Ranieri a Terzigno
Firmata l’intesa per valorizzare tre ville rustiche romane, per anni esposte al degrado nei pressi di un sito di stoccaggio dei rifiuti
di Francesco Servino
TERZIGNO. La riqualificazione dell’area archeologica di Cava Ranieri a Terzigno è sempre più realtà: la Sogesid, società di bonifiche in house del Ministero dell’Ambiente, ha infatti completato al 75% la rimozione dei rifiuti che mortificavano questa parte del Parco Nazionale del Vesuvio.
Rifiuti stoccati nei pressi di tre ville rustiche romane denominate Villa 1, Villa 2 e Villa 6, per lungo tempo esposte all’azione vandalica e al degrado. Una storia travagliata, quella di Cava Ranieri, che merita di essere raccontata perchè esempio di un attivismo che ha condotto a un risultato concreto.
Una discarica con annesso parco archeologico: era questa la situazione, fino a pochi mesi fa, che impediva la realizzazione di qualsiasi progetto concernente la fruizione del sito e la possibilità di rendere visitabile il patrimonio al suo interno.
Nell’anno 2000 la cava fu adibita a sito di stoccaggio: al suo interno, però, lo sversamento abusivo di rifiuti era prassi consolidata, tant’è che le prime campagne di scavo, condotte negli anni ’80, dovettero far fronte a questo grave problema “senza avere i mezzi per poterlo risolvere”.
In prima linea, per la bonifica della discarica, c’è da sottolineare l’impegno dei Verdi e del quotidiano ecologista Terra, che più volte hanno documentato la situazione che si verificava quando le piogge riempivano d’acqua l’invaso con i rifiuti, trasformandolo in un vero e proprio lago nel quale facevano tappa gli uccelli e che era divenuto addirittura una postazione di caccia.
Numerosi gli appelli lanciati per la bonifica del sito: la battaglia ha ricevuto l’appoggio di Striscia la Notizia, che ha sposato la causa di Cava Ranieri documentando più volte le condizioni del lago di rifiuti e dei ritrovamenti.
Le condizioni in cui versavano le ville erano disastrose: Villa 2 era inglobata dalla vegetazione e dalla spazzatura; Villa 6, contenente meravigliosi affreschi, era alla mercé dei razziatori; Villa 1 subiva la minaccia di una struttura di protezione in lamiera a rischio crollo da un momento all’altro (cosa poi avvenuta).
Per tutta la cava, inoltre, erano sparsi reperti di notevole importanza, tra cui stucchi, frammenti di affreschi e di mosaici, tegole con bolli e perfino una macina.
La problematica archeologica è stata affrontata dall’associazione Spartacus di Ottaviano, che in Cava Ranieri ha sempre visto un potenziale attrattore turistico e un motore di sviluppo per l’economia locale: un lungo percorso fatto di visite guidate, petizioni, interrogazioni parlamentari, audizioni regionali, reportage che ha spinto le istituzioni a fare della cava «un’alternativa a Pompei», definizione data dal prof. Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei.
Un accordo formalizzato su carta il 12 febbraio 2018: il Comune di Terzigno, il Parco Archeologico di Pompei e l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio hanno infatti firmato un protocollo d’intesa che prevede come primo step l’allestimento di una mostra con i reperti di Cava Ranieri nell’ex mattatoio cittadino, riconvertito a “Città del Fanciullo” ma per tutti già “Museo Archeologico”.
La mostra dovrebbe tenersi ad aprile: il passo successivo sarà l’inaugurazione del Parco Archeologico, Geologico e Naturalistico di Cava Ranieri, per cui il Parco Archeologico di Pompei ha assunto un serio impegno, con l’intenzione di intraprendere nuove campagne di scavo.
Non è da escludere, infatti, che all’interno di Cava Ranieri possano emergere ulteriori reperti: un’eventualità mai scartata dagli archeologi, ed è per tale motivo che le ville sono state denominate Villa 1, Villa 2 e Villa 6 (e non Villa 1, Villa 2 e Villa 3).
Un’opportunità per operare in un’area del tutto priva di superfetazioni e di abusi: basti considerare che di Villa 1 è stata scavato solo il quartiere rustico, mentre il quartiere residenziale è ancora tutto da scoprire. Le particolarità di cava Ranieri sono uniche nel loro genere: Villa 1 si trova a ben 20 metri di profondità dall’attuale piano di campagna e il suo ritrovamento non sarebbe stato mai possibile se non grazie alle attività estrattive nella cava.
Nella stessa cava trovano riparo specie animali come volpi e conigli e un particolare tipo di rospo, protetto da una convezione internazionale; sono inoltre presenti varie specie botaniche e diversi tipi di ginestre, che durante la fioritura offrono uno spettacolo impareggiabile.
Quanto fatto per Cava Ranieri è l’esempio di un attivismo che funziona, fatto di azioni e non di invettive sui social, e di un dialogo fruttuoso tra istituzioni e cittadini che ha come scopo il bene della collettività: un sogno di pochi è destinato a divenire Patrimonio dell’Umanità.