Gli affreschi della villa di Publio Fannio Sinistore spopolano su Instagram
POMPEI. «Si facciano venire i turisti a Pompei piuttosto che mettere a rischio dei resti cosí fragili. Mi sembra una oscenità»: un anonimo commenta così le foto pubblicate “dall’archeologo giramondo” Massimo Osanna della villa di Publio Fannio Sinistore, situata verso il Vesuvio, a meno di due chilometri dal Parco Archeologico di Pompei.
L’autore del commento su Instagram evidentemente non sapeva (come molti vesuviani) che quegli affreschi appartengono “all’altra Pompei” ricostruita pezzo per pezzo al Metropolitan Museum di New York. Si tratta degli affreschi staccati dalle pareti di una delle ville del sobborgo di Pompei (Pagus Augustus Felix Suburbanus).
Nell’Ottocento, nella stessa area vesuviana, furono scavate da privati ville rustiche di età romana da cui emersero splendidi tesori di argenterie, affreschi, bronzi e pavimenti a mosaico, asportati e venduti al miglior offerente grazie ad una legislazione permissiva.
Ritornando ai nostri affreschi, essi hanno incassato numerosi like su Instagram dopo la pubblicazione delle foto da parte del direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, in visita a New York, con l’intento di illustrarne le meraviglie insieme ad un probabile senso di mancanza. Si tratta di dipinti del I secolo a.C. Appartengono al ”secondo stile pompeiano”.
Sono stati spartiti tra il Metropolitan Museum di New York, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Louvre di Parigi, il Musée de Picardie di Amiens e il Musée Royal de Mariemont a Morlanwelz, in Belgio.
Quelli esposti al Met di New York sono fra i più belli e rappresentativi, inseriti in un nucleo che raggruppa quelli di un intero cubiculum di una domus pompeiana, ricostruita nel museo americano con una serie di magalografie degli altri ambienti della villa. Si tratta di quadri stupendi, che descrivono una serie di ambientazioni cariche di forza espressiva calata in un contesto immaginifico tra il pergolato, la varietà degli uccelli e del verde arredato.
Sono opere che hanno ispirato correnti artistiche dei secoli successivi. Tra gli affreschi staccati da altri ambienti della villa vesuviana risulta notevole l’affresco del vassoio di vetro ricolmo di frutta e quello della matrona patrizia che suona la cetra con una bimba poggiata alla sua sedia.
Entrambe le figure sembrano rivolgere lo sguardo verso l’osservatore, in uno scambio che varca i millenni. Il dipinto proviene dalla stanza H della villa affrescata alla greca, con grandi “quadri” decorativi.