Rivive il mito del Cavallo Neapolitano: destriero da guerra e da parata invidiato in tutta Europa
L’evento ha celebrato contestualmente la partenza della Nuova Accademia di Arte Equestre Napoletana
NAPOLI. L’allevatore sorrentino Giuseppe Maresca, la poetessa oplontina Maria Orsini Natale e l’architetto pompeiano Federico Libero Italico Federico hanno fatto rivivere ieri (27 maggio) nella Casina Pompeiana della Villa Comunale di Napoli il mito del “cavallo neapolitano”, celebrando contestualmente la partenza della Nuova Accademia di Arte Equestre Napoletana.
L’accademia punta a rilanciare in Campania il mestiere del cavallerizzo, che ebbe in Federico Grisone un celebre antesignano: egli, nel XVI secolo, pubblicò il primo trattato di equitazione che fece scuola nelle Corti d’Europa dove ambirono parimenti all’allevamento di una razza di destrieri da guerra e da parata, capace di competere con quella del Regno di Napoli, il cui profilo è raffigurato nel “dipinto nascosto” di Aniello Falcone della Chiesa di San Giorgio Maggiore a Forcella e nello stemma della Provincia di Napoli.
Hanno partecipato al risveglio del mito l’imprenditore Maresca che con la sua “febbre da cavallo” è riuscito a recuperare uno dei rari esemplari ancora viventi ed a metterlo in produzione nella sua scuderia, sita nelle colline tra Sorrento ed Amalfi. A sua volta, la compianta scrittrice Maria Orsini Natale, autrice di “Francesca e Nunziata”, dalle autentiche radici vesuviane, aveva dedicato uno dei suoi ultimi libri (insieme a Sabatino Scia): “La Favola del Cavallo”, al mito del purosangue che risorge dal tufo vulcanico (fuoco pietrificato) delle grotte della costa sorrentina, rotte dalle onde marine. Il mito è un mix di storia, tradizione e fantasia popolare.
Nel caso del cavallo neapolitano è la metafora della furia indomita del popolo napoletano, sottomesso ma mai vinto e sempre pronto ad esplodere da un momento all’altro (come il Vesuvio). Napoli Capitale del Meridione insieme ai migliori cavalli ed ai più abili allevatori ha vantato, già in epoca Aragonese, le prime architetture equestri della storia, tra le quali l’ex Caserma Bianchini al Ponte della Maddalena, bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale e successivamente restaurata.
Lo storico edificio nelle pubblicazioni d’Arte è stato attribuito a Luigi Vanvitelli. L’architetto pompeiano Federico, nel riconoscerne la reale attribuzione dallo studio delle antiche carte catastali, nonostante la trasformazione in epoca borbonica, ha completato il quadro dell’antico primato equestre del Regno di Napoli. L’edificio, vincolato come Bene Culturale, nonostante le facciate di settecentesca “Real Fabbrica”, risulta riportato dalle cartografie antiche come Cavallerizza del Re o della Maddalena.