Successo di pubblico per il sito archeofluviale di Longola, che celebra la Preistoria della Campania
2010-2018: dal rischio di reinterramento all’inaugurazione del febbraio scorso, che rimarrà negli annali di Poggiomarino.
POGGIOMARINO. Appena qualche anno fa, intorno al 2010, la crisi economica globale, intanto sopraggiunta a sconvolgere l’economia, ha fatto correre il rischio serio che il sito archeologico protostorico di Lòngola fosse ri-sommerso dalle acque di falda. A quel punto sarebbe bastato soltanto che si fossero fermate le pompe che contribuivano incessantemente – e non sempre – a tenere all’asciutto lo scavo archeologico profondo, eseguito negli anni precedenti, con le sue migliaia di reperti lignei scoperti e lasciati necessariamente in loco.
Soltanto i reperti più importanti o significativi, già traslati altrove, si sarebbero salvati dall’annegamento, stavolta indotto dalla scarsità di fondi disponibili. Però, come in ogni feuilleton che si rispetti, ci fu il lieto fine. Era scattata, intanto, all’ultimo momento la decisione di salvare il sito, ri-seppellendolo con ogni cura con quintalate di argilla espansa, dopo averlo fasciato di… lenzuola speciali, di “tessuto non tessuto”. Lo scavo insomma fu riseppellito… a futura memoria. Fu a quel punto che la intera comunità poggiomarinese insorse, in forme civili, protestando però fermamente la propria delusione.
In effetti, ne aveva le ragioni perché già da qualche anno le amministrazioni comunali, quella guidata dal sindaco Roberto Giugliano prima e poi quella guidata da Pantaleo Annunziata, oggi riconfermato, si erano mosse presso la Regione e, attraverso di essa, presso la Comunità europea cogliendo anche qualche significativo risultato. Fu infatti urbanizzata l’area di accesso al sito archeologico e attrezzato il lungo fiume con la meritoria iniziativa di associazioni locali. Era forse la prima volta – nel quadro degli incompiuti interventi regionali – che la urbanizzazione precedeva un nuovo insediamento.
Il passo seguente fu l’indizione di una gara di progettazione del Parco Archeologico Preistorico di Lòngola, che si concluse nell’anno 2014. Siamo ormai all’altro ieri… La gara fu vinta da un gruppo di progettisti numeroso, all’interno del quale, però, militavano un paio di architetti esperti, Falanga e Federico, che già avevano operato per la urbanizzazione e per lo scavo di Lòngola. Il resto è cronaca degli ultimi due o tre anni.
Fu infatti sottoscritta, in verità faticosamente, tra Soprintendenza di Pompei e Comune di Poggiomarino una convenzione ventennale. Il Comune diventava così gestore di circa trentamila dei complessivi sessantamila metri quadrati dell’area demaniale espropriata. Il progetto fu inserito dalla Regione tra quelli meritevoli di finanziamento nel quadro della accelerazione della Spesa Pubblica. Dal finanziamento si passò alla gara e Lòngola fu tra le prime opere completate e finanziate dalla Regione Campania a guida De Luca.
Dal finanziamento alla cantierazione dei lavori il passo fu rapido e, nonostante gli avvicendamenti dei Soprintendenti a Pompei, da Guzzo alla Cinquantaquattro, fino a Osanna, furono rispettati sostanzialmente i tempi brevi a disposizione. Fu così realizzato quello che oggi ha preso il nome, forse più opportuno, di Sito archeofluviale di Lòngola. La sua inaugurazione, il 10 febbraio 2018, rimarrà negli annali del Comune di Poggiomarino. Ma nel presente si va imponendo, per ora come meta domenicale e festiva, la visita al Parco pubblico di Lòngola, per il quale si può pronosticare un futuro certo, nel quadro generale poco consolante del nostro territorio. La Preistoria campana ha trovato una degna celebrazione.
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