Le guide turistiche campane in stato di agitazione: «Chiediamo più tutele per la nostra categoria»
Pietro Melziade, presidente dell’Associazione Guide Turistiche Campania spiega quali sono le ragioni della protesta
POMPEI. Continua ad oltranza la protesta delle guide turistiche italiane, che nel mese di giugno hanno manifestato anche davanti agli scavi di Pompei. Tutela per i lavoratori, per i clienti e per i siti turistici stessi. È questo quello che si chiede alla politica dopo che l’articolo 3 della legge 97/2013 ha messo in subbuglio il settore. Ne abbiamo parlato con Pietro Melziade, presidente dell’Associazione Guide Turistiche Campania.
I dissensi sull’articolo 3 della legge 97/2013 riguardano i primi due commi. In che modo questi hanno danneggiato le guide? Partiamo dal comma 1.
«Il primo comma ha ampliato l’abilitazione delle guide. In parole semplici: io che ero guida campana fino al 2013 e che ho sostenuto un esame specifico sui siti della mia ragione, con il comma 1 vedo ampliare la mia abilitazione a tutta la nazione. Un passo del genere poteva essere fatto, ma a nostro parere in maniera graduale, stabilendo una modalità di accertamento delle competenze anche per la tutela dei turisti. Invece così ci si può formare a livello provinciale per poi essere abilitati a livello nazionale ed è stato permesso un aumento di concorrenza sleale».
Quale criticità riscontrate invece nel secondo comma?
«L’Italia nel secondo comma ha scavalcato la direttiva europea del 2005 che regolamenta la libera prestazione dei servizi. Con quella direttiva si sancisce che una guida può spostarsi da uno Stato membro all’altro stabilendosi definitivamente o in maniera occasionale e temporanea. Nel primo caso è necessario adottare delle misure compensative che si traducono in un esame o in un periodo di tutoraggio, mentre nel secondo bisogna inviare al Dipartimento del Turismo l’incartamento che accerta che quella persona è una guida nel suo Paese di origine che presterà servizio in una data zona di un altro Paese per un determinato periodo. Questo secondo l’Europa. L’Italia col comma 2 stabilisce che le guide provenienti da altri Paesi non siano soggette né ad autorizzazioni né ad abilitazioni specifiche. Si favoriscono così le multinazionali europee del turismo».
Il comma 3 prevede in teoria l’introduzione di siti “protetti” per i quali sarebbe servita un’abilitazione specifica, ma è l’unico dei tre a cui non si è ancora data attuazione. Da qui la vostra protesta.
«Noi abbiamo iniziato a mobilitarci a marzo su tutta la nazione perché dal 2013 attendiamo una legge che stabilisca nuovi criteri di accesso alla professione e una divisione chiara tra guide turistiche nazionali e guide addette a siti specifici. Nell’attesa molte agenzie in Italia hanno continuato a formare le guide su ambito provinciale per poi puntare sull’articolo 3 e farle lavorare dappertutto. Nel frattempo sono state abilitate tante persone. E ora chi ci ripaga del danno? Di tutti quelli che stanno prendendo lavoro in maniera illegittima a prezzi più bassi, molti pagati a nero? Ecco perché noi abbiamo intenzione di continuare a protestare. Lo faremo anche attraverso il volantinaggio perché vogliamo che i clienti sappiano che quelli a cui si rivolgono sono spesso degli abusivi».
Tutto questo succede negli anni in cui avanzano anche le nuove tecnologie, le audioguide, il digitale. Quanto è importante tutelare la figura della guida turistica, che garantisce un contatto umano al visitatore?
«Credo che le nuove tecnologie siano complementari rispetto al lavoro che facciamo. L’Italia deve offrire dei servizi e cercare di adeguarli a tutti. È chiaro che difficilmente il singolo visitatore di un sito si rivolgerà alla guida, ma per il gruppo è diverso, avere una persona con cui poter interagire è importante e questo va tutelato. La tutela deve passare attraverso le politiche, le leggi, i controlli».
Intervista tendenziosa e piena di inesattezze: per tutelare gli interessi di una casta, si fa guerra a professionisti che operano nel pieno rispetto della legge, che vivono del proprio lavoro e che mantengono le proprie famiglie. Evidentemente si teme la concorrenza di persone qualificate, spesso archeologi e storici dell’arte specializzati. Il riordino del settore è sacrosanto: partiamo dall’obbligo di laurea specifica e dall’aggiornamento continuo e poi vediamo chi è che si improvvisa e chi, invece, ha una solida preparazione…