Alberto Angela a Pompei riceve la cittadinanza onoraria: «Bello tornare qui, mi sento come a casa»
Il sindaco Amitrano: «Grazie di cuore perché, in qualche modo, lei ha insegnato ai nostri ragazzi ad essere curiosi».
POMPEI. Circa tremila persone abbracciano Alberto Angela cittadino onorario della città degli scavi e del santuario. È stata una grande festa della gente, dei giovani, di Pompei moderna, che ha voluto fortemente questo riconoscimento ad un giornalista e divulgatore scientifico che più di ogni altro ha saputo raccontare Pompei al mondo. La cerimonia si è tenuta nella grande piazza Bartolo Longo. Alle spalle il monumento che “ferma” i novant’anni dalla fondazione della città. A fare gli onori di casa l’archeologo Antonio De Simone. A salutare Alberto Angela nuovo cittadino di Pompei, il presidente del consiglio comunale Franco Gallo, l’assessore Raffaella Di Martino, il sindaco Pietro Amitrano e l’arcivescovo di Pompei Tommaso Caputo. In prima fila anche il generale Mauro Cipolletta, direttore generale del Grande Progetto Pompei.
«C’è una cosa, che più di ogni altra – ha detto il sindaco di Pompei nel suo discorso di benvenuto – mi ha sempre colpito guardando i reportage di Alberto Angela: i suoi occhi. La capacità con la quale, in questi anni, è stato capace di guardare dove altri avevano solamente visto. Gli occhi di Alberto Angela, da oggi nuovo cittadino di Pompei, sono gli occhi dei grandi viaggiatori del Grand Tour. Grazie di cuore perché, in qualche modo, lei ha insegnato ai nostri ragazzi ad essere curiosi. A non fermarsi alla superficie delle cose. A scavare. Come hanno fatto coloro che hanno riportato Pompei alla luce. Ecco perché ho voluto fortemente che lei potesse diventare cittadino onorario di questa città: perché la sua lezione servirà alle generazioni del futuro a difendere la nostra storia e la nostra identità. Benvenuto nella nostra comunità, Alberto».
«Essere cittadino onorario di Pompei è una grande emozione – ha affermato Alberto Angela quando tra gli applausi del pubblico ha preso la parola sul palco – che, per una serie di coincidenze, arriva il 17 ottobre, la stessa data in cui, 1.939 anni fa, un operaio lasciò un appunto sul muro di una domus. Una scoperta, ufficializzata ieri, che ha avvalorato l’ipotesi da me inserita nel libro “I tre giorni di Pompei” sull’eruzione del Vesuvio. Non poteva essere accaduto ad agosto, se scavando sotto la coltre che coprì case e persone nel 79 d.C. sono stati trovati bracieri, datteri, noci, cioè frutti d’autunno, non estivi».
Introdotto dalla prolusione dell’archeologo Antonio De Simone, Angela ha detto che «è bello tornare a casa. Ogni anno, da 25 anni, vengo a Pompei almeno una volta. Dormo qui, in uno degli alberghi locali, e pranzo nei ristoranti dove, 25 anni fa approdai la prima volta e mangiai il miglior spaghetto mai assaggiato. Qui mi sono sempre sentito come uno studente che, dopo le sue ricerche, si rifugia nell’abbraccio della sua famiglia. Che siete voi ora qui intorno a me. I programmi culturali – ha concluso rivolgendosi ai giovani – mostrano su quali valori erano fondate le civiltà del passato. Con il web, non arrivano questi valori, ne arrivano altri. Come fare a scegliere? Io vi dico di ricorrere a quelli che vi trasmettono i vostri genitori o di chi voi stimate molto. Attingete alla cultura del passato».
«Il mio viaggio nel passato mi ha riportato nel presente, sempre circondato dallo straordinario affetto di questa città incredibile e dei suoi abitanti! Grazie per avermi accolto tra voi» è invece il messaggio che “l’Alberto nazionale” ha voluto lasciare ai cittadini di Pompei, scrivendo di suo pugno queste righe sul registro delle firme riservato soltanto agli illustri cittadini onorari della città degli Scavi e del Santuario. Un messaggio breve, ma carico d’affetto per Pompei e i suoi abitanti, che lo accolgono sempre con piacere.
Il palco, ricco di elementi evocativi, progettato dall’architetto Alfonso Berritto (B2C Architetti), ha fatto da cornice al cuore pulsante di Pompei e al suo Santuario. Rialzato di pochi centimetri dalla sede stradale, il palco, con due quinte scenografiche di carattere trilitico, ha incorniciato la preziosità dell’evento racchiudendo da una parte la città e i pompeiani, dall’altra Alberto Angela, del quale è indiscusso il grande contributo dato nel campo della cultura. La quinta principale era un sistema che “incornicia” con una trave traliccio in acciaio gli elementi importanti della città: il monumento, la piazza, la basilica e il campanile.
In tale sistema ha trovato spazio, sul lato destro, una parete vetrata che tende a far interrogare la popolazione sulla propria identità. La superficie voleva “far riflettere” sulla consapevolezza di essere i custodi di un patrimonio inestimabile e senza eguali. L’altra quinta scenica era rivolta all’evento ed era rappresentata da un secondo sistema trilitico dorato che richiama un portale d’ingresso. Anche qui i caratteri evocativi erano tanti: l’ingresso inteso come passaggio e transizione, ma anche come accesso alla città che accoglie. Il colore dorato del portale ha sottolineato l’importanza dell’evento che al contempo proietta in primo piano la cultura e la eleva a guida per i cittadini.
Al termine della cerimonia pubblica con i suoi nuovi “concittadini” Alberto Angela è stato festeggiato con una torta creata ad hoc dal maestro pasticcere Salvatore Gabbiano: alta m. 1,60 e di 1,40 m. di diametro, realizzata in tre giorni di lavoro, per un peso di circa 50 kg suddivisi su 5 piani. Il primo piano è stato ricoperto lateralmente di ciottoli grigi e delizie a limone di Sorrento, un richiamo alle strade della vecchia Pompei. Il secondo, è stato decorato con una riproduzione di un affresco di Villa dei Misteri. Il terzo, con una decorazione in pasta di zucchero a riprodurre l’Anfiteatro. Il quarto, è stato ricoperto di pasta zucchero con una greca in stile pompeiano alla base e la scritta “Pompei”. Il quinto e ultimo piano, con una colata di glassa al cioccolato rossa, quasi a simboleggiare l’eruzione del Vesuvio, e alla base il Fauno Danzante simbolo per eccellenza di Pompei.
Prima di andare via il popolare giornalista e conduttore tv è stato ospite per alcuni minuti a palazzo De Fusco, sede del Comune di Pompei, dove si è intrattenuto con il primo cittadino e l’amministrazione comunale le ultime formalità della cittadinanza onoraria, le foto di rito e per un piccolo rinfresco a porte chiuse. Qui ha potuto assaggiare un’altra specialità gastronomica del posto sempre ispirata dal fascino della città antica, vale a dire il Panis Pompeii di mastro fornaio Carmelo Esposito, una versione moderna di quello che nella Pompei antica era considerato “il pane dei ricchi”, a causa dei costosi ingredienti utilizzati per la produzione (tra questi, miele, pinoli, uva e farina di farro).