Indagare il sottosuolo. Atlante delle storie omesse: il progetto di Lara Favaretto

CASTELLAMMARE DI STABIA. Presso Villa Arianna a Castellammare di Stabia, la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee/Madre, museo d’arte contemporanea della Regione Campania e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, in qualità di promotori, in collaborazione con il Parco archeologico di Pompei, hanno presentato il progetto dell’artista Lara Favaretto, dal titolo “Digging up. Atlas of the blank histories/Indagare il sottosuolo. Atlante delle storie omesse”.

Il progetto è risultato vincitore alla seconda edizione del Bando Italian Council 2017, ideato dalla Direzione generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane (Dgaap) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.

Con l’Atlante delle storie omesse Lara Favaretto, coadiuvata dal coordinatore scientifico Anna Cuomo per il museo Madre, propone un’indagine del territorio volta a tracciare una mappatura di zone sensibili, luoghi che custodiscono nel sottosuolo tracce di storie laterali e dimenticate che, riportate alla luce attraverso carotaggi, dopo essere state mostrate, studiate e catalogate in una scatola di conservazione, saranno archiviate, insieme, in un contenitore di ferro che verrà sigillato e sepolto come Time Capsule.

Il luogo dell’interramento sarà contrassegnato da una pietra lavica recante la data della sepoltura e del futuro dissotterramento, che avverrà tra cento anni, e le sue coordinate saranno inviate all’International Time Capsule Society (Itcs) ad Atlanta.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei e in sinergia con Parco Archeologico di Ercolano, l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e il Comune di Pompei, con il coordinamento scientifico di Anna Cuomo per il museo Madre.

Connettendo Storia e storie e operando fra differenti discipline, Lara Favaretto crea la trama di un ricco tessuto in cui spazi e tempi diversi si intrecciano in un continuum denso di potenzialità, di scoperta e di racconto, in grado di ridefinire criticamente il concetto e l’esperienza di opera d’arte, mostra, museo.

Un’anteprima di “Indagare il sottosuolo. Atlante delle storie omesse” è stata presentata a Manifesta 12, l’edizione della biennale nomade europea di arte contemporanea che si è svolta a Palermo nel giugno 2018.

In quell’occasione si è potuta mostrare la metodologia di ricerca che guida il progetto, condividendo con il pubblico il processo di un operare che indaga la storia di un territorio attraverso le vicende meno note che vi si sono svolte.

Se ci immergiamo in un futuro simile a quello immaginato da Chris Marker in La Jetée, in cui la superficie della Terra è ridotta a una gigantesca scoria radioattiva e gli esseri umani sono costretti a vivere nel sottosuolo, dove i vincitori della guerra conducono esperimenti sui vinti.

Non potendo utilizzare lo spazio, gli scienziati nei sotterranei cercano di sfruttare la dimensione del tempo. Utilizzano i prigionieri come cavie da spedire nel passato con la speranza di recuperare risorse utili alla sopravvivenza del genere umano decimato e di ripopolare la superficie terrestre attraverso l’uso del presente. Un presente mobile, esteso, in cui il futuro può avere già avuto luogo e il passato può essere ancora in via di definizione.

“Indagare il sottosuolo” risponde al tentativo di inverare quello che nel film avviene attraverso una successione di immagini, affidando il viaggio nel passato al carotaggio, processo meccanico di estrazione di porzioni di suolo a profondità variabile, che incarna per sua stessa natura la stratificazione del tempo.

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I carotaggi costituiscono il Dna dei luoghi da cui provengono, una loro campionatura che ne permetterà la riproducibilità in futuro, rovesciando così il passato in una “memoria dell’avvenire” impressa nel materiale estratto dalle viscere della Terra.

Presentato per la prima volta nel 2012 in occasione di Documenta 13 a Kabul, il progetto è stato ampliato e mostrato in Cappadocia nel 2017. Per questo nuovo capitolo dell’Atlante delle storie omesse, l’indagine si è basata su una raccolta di storie che si sono svolte a Pompei, all’interno e all’esterno del parco archeologico, fino ad arrivare in prossimità del Vesuvio, in zone quali Castellammare di Stabia, Ercolano, Torre del Greco, fino a Pozzuoli.

Dal rinvenimento nel 1936 dell’enigmatico quadrato magico su una colonna della Palestra Grande dell’antica Pompei, al lago d’Averno dove Virgilio situa l’accesso al regno dell’oltretomba di Enea e a cui è legato un sortilegio della Fata Morgana, passando per l’abusivismo edilizio e l’occultamento del sito archeologico rinvenuto a Pollena Trocchia fino all’Osservatorio Vesuviano.

L’unicità del territorio è definita da racconti, documenti e leggende tramandati dagli abitanti del posto, che hanno guidato l’individuazione delle aree presso cui effettuare le estrazioni. Sono accadimenti di varia natura, storie omesse, talvolta occultate, sedimentate nel sottosuolo e che, tramite il carotaggio, tornano in superficie.

Una volta estratto, ogni singolo carotaggio viene esaminato da un geologo che, attraverso un’analisi dei materiali che lo compongono, identifica le diverse temporalità: una lettura orizzontale che trasforma il carotaggio in una sorta di timeline, una materializzazione spaziale del passaggio del tempo.

Questo esame scientifico rende concreta la possibilità di ri-creare in futuro la stessa composizione chimica della terra appartenente a una determinata area geografica in una determinata epoca, e che contiene nel suo stesso Dna traccia delle storie che vi si sono svolte.

Ogni carotaggio è mostrato all’interno di una scatola per la conservazione standard, e successivamente archiviato insieme a tutti gli altri all’interno di un contenitore in ferro che, sigillato e sotterrato, diventerà una Time Capsule.

Essa sarà sepolta in un punto sul Vesuvio, dove verrà posta una lastra in pietra lavica locale con incise le date di sotterramento e di riesumazione, quest’ultima prevista dopo un secolo, e le cui coordinate geografiche saranno trasmesse all’International Time Capsule Society (Itcs) di Atlanta.

In corrispondenza di ogni punto di carotaggio sarà apposta una placca che riporta i dati dell’estrazione, creando un museo diffuso del territorio locale a partire dal Parco Archeologico di Pompei fino alle aree alle pendici del Vesuvio.

Il materiale che documenta l’intero processo di realizzazione del progetto sarà disponibile sul sito www.digging-up.net, che contiene inoltre una raccolta di saggi che propongono inedite letture e interpretazioni della definizione di carotaggio.

I carotaggi sono stati condotti all’interno del Parco Archeologico di Pompei presso: Palestra Grande, Torre di Mercurio, Villa di Diomede, Foro Triangolare. In aree esterne ma di competenza del Parco Archeologico, gli interventi sono stati realizzati presso: il santuario Extra Urbano di Fondo Iozzino (Pompei), Villa Sora (Torre del Greco), Villa San Marco (Castellammare di Stabia).

Sul territorio amministrato dal Comune di Pompei, presso le località di Messigno e in prossimità della Cappella della Giuliana. Gli ulteriori interventi sono stati condotti presso il Parco Archeologico di Ercolano e sul territorio dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Si ringrazia altresì la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli; la Chiesa di Napoli; il Comune di Pozzuoli.

Redazione Made in Pompei

Redazione Made in Pompei

Made in Pompei è una rivista mensile di promozione territoriale e di informazione culturale fondata nel 2010.

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