Il Grande Progetto Pompei “esportato” in Tunisia come modello di gestione dei beni culturali
A Tunisi un nuovo corso di studi intitolato “Archeologia di Pompei”, a tenerlo sarà il professor Umberto Pappalardo
POMPEI. Il “Grande Progetto Pompei” come modello di azione sul recupero, restauro e ottimizzazione della fruizione del bene culturale, e come modello di collaborazione tra Ministero ed Regione per il rilancio e la costruzione di una nuova reputazione del sito, con azioni di valorizzazione e iniziative integrate, arriva in Tunisia, con l’attivazione da parte dell’Institut Supérieur des Sciences Humaines El Manar di Tunisi di uno corso intitolato “Archeologia di Pompei”, destinato a docenti e studenti, della durata di sei mesi, da novembre 2018 fino a marzo 2019.
A tenerlo sarà il professor Umberto Pappalardo, già ispettore degli Scavi di Pompei e direttore degli Scavi di Ercolano, attualmente docente di Archeologia Pompeiana e direttore del “Centro Internazionale Studi Pompeiani”, che lo presenterà ufficialmente in una conferenza pubblica, a El Manar, patrocinata tra gli altri dal locale Istituto Italiano di Cultura, il prossimo 29 ottobre 2018. Pappalardo, prescelto dai tunisini proprio per la sua duplice competenza accademica e amministrativa, spiega all’Ansa che gli obiettivi del suo corso sono sia quello di illustrare Pompei nei suoi aspetti storici e scientifici, che quello di mettere in luce il nuovo modello di gestione e valorizzazione da imitare.
«Pompei e la Campania sono al centro di un processo positivo che, grazie al lavoro della Direzione del Parco Archeologico, (con il professor Massimo Osanna in testa) e di tutto lo staff del Grande Progetto e delle azioni di valorizzazione parallele messe in atto dalla Regione, oggi ha totalmente ribaltato l’idea che se ne aveva in passato, quale luogo di carenze e disfunzioni» ha precisato Pappalardo parlando con l’Ansa. La Tunisia, secondo le cifre fornite dall’Istituto nazionale del Patrimonio tunisino (Inp), conta attualmente ben 1.200 siti archeologici e 40 musei, e per questo è interessata a valorizzare nel miglior modo possibile la ricchezza del suo patrimonio, per consolidare l’identità nazionale e contribuire allo sviluppo economico del Paese.
Del resto, i legami tra Tunisia e Italia in campo archeologico e di valorizzazione del patrimonio sono risalenti nel tempo. Già nel 2002 l’Institut Supérieur des Métiers du Patrimoine de Tunis firmò una convenzione con l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli (dove Pappalardo era docente di Archeologia Pompeiana), per una formazione inerente al Patrimoine Appliqué aux Métiers de l’Artisanat, al Tourisme du Patrimoine e alla Promotion Touristique du Patrimoine. Anche in quell’occasione Pompei, fra i siti archeologici quello più completo al mondo (mosaici, dipinti, ceramiche, vetri, bronzi), si poneva a modello non solo per la formazione dei restauratori dei siti archeologici ma anche per quell’artigianato artistico che riproduce capolavori antichi anche a fini turistici (souvenir di qualità).