L’emozione di entrare nell’appartamento di Bartolo Longo: tra quegli arredi compose la Supplica
Il mobilio così essenziale racconta la quotidianità di un uomo di Dio, ma anche il distacco del Beato dai beni materiali.
POMPEI. Al clima di spiritualità che da sempre si respira nel Santuario di Pompei, oggi si aggiunge anche l’emozione di poter entrare nella camera da letto e nello studio che furono del Beato Bartolo Longo, e visionare la prima versione della Supplica (riprodotta fedelmente) che fu composta nel 1883 proprio tra quegli arredi oggi esposti all’ammirazione dei fedeli. Gli oggetti che appartennero al Beato, i mobili e le suppellettili originali che arredavano il suo studio e la sua camera da letto da ottobre sono infatti esposti nella Sala Offerte del Santuario.
Il fondatore del Santuario dedicò tutta la propria esistenza alla diffusione della devozione mariana e alla carità, soprattutto verso i bambini e gli adolescenti orfani, poveri, figli dei carcerati. Visse in povertà. Lo conferma la sobrietà della camera: un letto, qualche mobile, le sedie, alle pareti dipinti di carattere religioso, tra cui uno che raffigura il Sacro Cuore di Gesù e uno San Giuseppe. E poi c’è un inginocchiatoio per la preghiera, che costituiva, insieme all’Eucarestia quotidiana, la fonte inesauribile di idee ed azioni concrete. Il mobilio così essenziale racconta la quotidianità di un uomo di Dio, ma anche il suo distacco dai beni materiali.
Ogni offerta ricevuta, il “soldo” dei devoti della Madonna, era destinato a costruire la casa di Maria, oggi «centro internazionale di spiritualità del Rosario» (San Giovanni Paolo II) mondiale, e per sostenere i ragazzi che accoglieva negli orfanotrofi. E proprio sul letto, qui esposto, l’avvocato Bartolo Longo morì, a 85 anni, il 5 ottobre 1926.Nello studio, invece, Bartolo Longo scrisse tante delle sue opere, a cominciare da “I Quindici Sabati del Santissimo Rosario” del 1877. Nel luglio 1879, per chiedere la guarigione da una grave malattia, compose “La Novena d’impetrazione alla SS. Vergine del Rosario di Pompei” e, nello stesso anno, a grazia ottenuta, “La Novena di ringraziamento” (preghiere recitate, ancora oggi, in tutto il mondo).
Sempre qui scriveva gli articoli per il periodico “Il Rosario e la Nuova Pompei”, il cui primo numero fu stampato a Napoli il 7 marzo 1884, ancora oggi diffuso in oltre 200mila copie. Il Beato non si fermava alle pubblicazioni, ma redigeva tanti testi personali: lettere, inviate ad esempio a santi come Giovanni Bosco, Pio da Pietrelcina, Giuseppe Moscati, Luigi Guanella, Annibale Maria di Francia, ma anche riflessioni scaturite, durante la Messa, dall’ascolto di un’omelia.