Pompei 90 anni dopo: al via nel Museo d’Impresa la mostra fotografica organizzata dal Photoclub
Da uno scatto degli anni ‘40 che riprende l’ingresso degli Scavi si passa agli angoli più significativi della Pompei moderna
POMPEI. È stata una buona giornata quella di oggi (15 dicembre 2018) per la cultura popolare e la socialità dei pompeiani. Due incontri a Palazzo de Fusco. La presentazione del libro d’immigrazione “Una vita a metà” scritto da Rosanna Sannino sulla base di una storia familiare e l’inaugurazione della mostra fotografica “Pompei 90 anni dopo” nel Museo temporaneo d’impresa, felice iniziativa del Photoclub di Pompei, che si avvale, nella prefazione del pregevole catalogo, del contributo di Adrian Maben, che ha definito Pompei “unica e totalmente diversa”.
L’iniziativa di riprendere, nel clima delle nostalgie natalizie, il filo rosso della memoria ha rappresentato una buona occasione per porsi (come comunità) il quesito fondamentale sulla nostra identità e sulle mete che ci proponiamo. Il mezzo fotografico è molto utile a mettere le basi per un discorso programmatico in quanto arte del reale, nel senso che bisogna sempre restare fedeli al profilo del soggetto che bisogna riprendere. Ragionamento utile nella prospettiva urbanistica di edificazione di una “città laica” ancora tutta da costruire nell’ambito di straordinarie coordinate paesaggistiche esistenti.
Partendo da uno scatto degli anni ‘40 che riprende efficacemente il “formicaio operoso” di ambulanti all’ingresso degli Scavi di Pompei (Porta Anfiteatro, ndr) si passa alle nitide immagini attuali riprese da Alfredo Contaldo ed Adriano Spano negli angoli più significativi di Pompei, sita nel tratto terminale di pianura, scavato dal fiume Sarno, tra il Vesuvio e il mare. La Pompei moderna (come si vede dalle foto) è stata costruita sul lato orientale di quella antica, offrendo alla passeggiata per via Plinio uno scorcio di veduta archeologica d’impagabile bellezza. Il centro storico moderno si è formato originariamente intorno alla parte monumentale del Santuario della Madonna del Rosario, insieme alla cittadella mariana e ai palazzi storici che ancora ospitano (in parte) le Opere di misericordia, avviate dal Beato Bartolo Longo.
Il profilo del Santuario, col suo campanile che svetta a lato degli Scavi, nelle fotografie panoramiche, crea “un’icona identitaria” ma mette anche in evidenza il caos insediativo di contesto. Ne deriva che, se si sofferma ad un angolo di strada, ad una villa privata più elegante, ad un angolo di verde pubblico più curato, alla magia della neve che ricopre l’antico e il moderno, l’artista fa vedere tratti di bellezza. Diverso è il discorso sugli scatti panoramici, in cui si nota inevitabilmente che la popolazione pompeiana attuale è meno saggia di quella antica riguardo al severo monito che proviene dallo “sterminator Vesevo”.