Le rose nei giardini delle case di Pompei

Nella Casa dei Pittori al lavoro e nel Giardino di Ercole le uniche testimonianze materiali della presenza di rose nei giardini

POMPEI. La particolare bellezza delle rose, dovuta sia alla varietà del colore dei petali che all’intenso profumo emanato dal fiore, era alla base della loro alta considerazione fino dall’epoca tardo-repubblicana. Essa era un simbolo del lusso presso le classi agiate della società romana e la richiesta era talmente elevata da farle coltivare anche in serre o sotto vetro per renderle disponibili tutto l’anno: per lo stesso motivo nel periodo invernale venivano addirittura importate dall’Egitto.

Tra ricchi era abbastanza diffusa l’usanza di far cadere dall’alto petali di rosa durante i banchetti per stupire gli ospiti; anche durante le rappresentazioni teatrali, non di rado si profumavano i velari con acqua all’essenza di rosa. Non a caso la Campania era rinomata per la produzione di rose, che servivano in gran quantità per esaudire la forte richiesta sia di ghirlande (di facile deperibilità) che di profumi ed unguenti. Infine c’era un utilizzo della rosa anche in cerimonie religiose: essa (insieme al loto e al sistro) era da sempre considerata un attributo di Iside, il cui culto si era già ampiamente diffuso nella prima età imperiale.

Alla luce di quanto esposto è molto verosimile, quindi, che nel territorio circostante l’abitato urbano di Pompei vi fosse una coltivazione intensiva di rose. Tuttavia, malgrado i numerosi spazi verdi rinvenuti all’interno delle mura di Pompei, non sono giunte molte testimonianze materiali della presenza della rosa nei giardini. La presenza certa di piante di rose si ritrova solo nelle aree scavate a partire dagli anni ’70 del secolo scorso ad oggi ed è costituita dai due esempi dei giardini della Casa dei Pittori al Lavoro e della Casa del Giardino di Ercole (detta anche Casa del Profumiere).

Lo stesso discorso vale anche per gli altri siti vesuviani. Nella Villa A di Oplontis (meglio conosciuta come Villa di Poppea, nell’odierna Torre Annunziata), ad esempio, solo nel settore est alcune cavità rinvenute nel suolo sono state certamente identificate come pertinenti a piante di rose. Nelle città vesuviane, quindi, non c’è l’esistenza accertata di giardini di rose, presenti invece nelle abitazioni o nelle ville delle classi alte della società romana, con funzione essenzialmente decorativa. La presenza di rose nella Casa dei Pittori al Lavoro a Pompei e nella Villa A di Oplontis, viste le limitate dimensioni dei giardini, lascia ipotizzare una loro funzione essenzialmente decorativa: tutt’al più le rose, prodotte in quantità non notevole, potevano essere utilizzate per realizzare, con i petali, ghirlande destinate ad un uso privato.

Per quanto riguarda la Casa del Giardino di Ercole nella Regio II di Pompei, invece, è possibile ipotizzare che si trattasse di uno spazio urbano destinato ad un’attività, sia pure di modeste dimensioni, di produzione artigianale e vendita di unguenti e profumi. In questo spazio, infatti, oltre alle rose si identificarono numerose essenze odorose e diverse cavità nel terreno relative a viti ed alberi di olivo. A confermare questa tesi c’è stato anche il rinvenimento di un cospicuo numero di contenitori in vetro di piccole e medie dimensioni.

Marco Pirollo

Marco Pirollo

Giornalista, nel 2010 fonda e tuttora dirige Made in Pompei, rivista di cronaca locale e promozione territoriale.

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