Il cavallo rinvenuto a Civita Giuliana potrebbe essere un antenato del Cavallo Napolitano?
I tre cavalli di Pompei erano della “razza più nobile”, animali di rappresentanza, per la loro imponenza dimensionale
POMPEI. Testa altera, fronte ampia, occhi grandi, collo lungo e muscoloso, criniera folta, spalla alta al garrese, regolarità dorso-lombare, groppa raccolta, petto ampio, torace profondo, arti proporzionati e muscolosi, andatura elegante, temperamento ardito e generoso. La descrizione delle caratteristiche della razza di cavallo Napolitano, di norma alto almeno 150 centimetri al garrese e con mantello baio, morello, sauro bruciato o grigio, potrebbe essere – dopo la recente scoperta archeologica di Civita Giuliana (nel suburbio di Pompei) – un’eredità degli allevamenti dell’ambito vesuviano, al centro della Campania Felix, tra Capua e i Campi Flegrei, incrociando nei secoli gli esemplari equini snelli ed agili di origine etrusca con quelli berberi, resistenti e possenti, introdotti dai romani.
La razza del cavallo Napolitano si è arricchita negli anni dell’apporto di sangue di esemplari orientali fatti arrivare da Federico II e dai formidabili destrieri turchi, introdotti in Campania dalla Repubblica di Amalfi. Il cavallo Napolitano è tornato da poco in riproduzione grazie al recupero del “vecchio”, unico, stallone rimasto appartenuto da puledro al maresciallo Tito e successivamente venduto ad un allevatore serbo, da cui fu acquistato e riportato in Italia nel 1989. Il Napolitano appartiene alle quindici razze di cavallo italiano “a distribuzione limitata”.
Il commento del direttore generale Massimo Osanna dopo il rinvenimento del terzo cavallo con ricca bardatura militare nella stalla di Civita Giuliana (nella zona extraurbana a nord di Pompei) è ben argomentata: «I tre cavalli – ha spiegato infatti il direttore – dovevano far parte della “razza più nobile”, animali di rappresentanza, per la loro imponenza dimensionale, probabilmente frutto di accurate selezioni, e per i finimenti di pregio, in ferro e bronzo». Osanna ha riferito di eccezionali ritrovamenti in una tenuta riccamente affrescata e arredata, con sontuose terrazze digradanti con vista sul Golfo di Napoli, provviste di servizi, l’aia, i magazzini per l’olio e per il vino e terreni coltivati.
Si tratta di uno scavo a Nord delle mura degli Scavi di Pompei che a marzo 2018 ha visto l’iniziativa congiunta tra l’ente culturale, il Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabiniei e la Magistratura, nell’intervento che ha fermato l’attività illecita di tombaroli con lo scavo degli ambienti di servizio di una sontuosa villa suburbana, con una stalla dove è stato realizzato il calco di un cavallo di razza ed identificata una mangiatoia lignea, la sagoma di un cavallo e le zampe di un secondo animale.
Da luglio 2018 è stata individuata la parte restante del secondo cavallo e un terzo equide con parte di una ricca bardatura militare e cinque reperti bronzei, che dovrebbero essere elementi staccati di una sella, formata da una struttura di legno rivestita con quattro corni, due anteriori e due posteriori, ricoperta da placche di bronzo che davano stabilità al cavaliere, in un periodo in cui non esistevano le staffe. Si trattava di selle del mondo romano, in ambito militare da parata. Ulteriori elementi riferibili agli “ornamenta” del cavallo sono dietro la schiena, dove è ipotizzabile la presenza di un drappo/mantello e di una sacca tra le zampe posteriori ed anteriori. I finimenti mancanti potrebbero essere stati trafugati dai tombaroli.