A Pompei il bacio più famoso dell’antichità: è l’affresco dei Casti Amanti
POMPEI. Pompei con i suoi affreschi strizza l’occhio anche alle coppie di innamorati, grazie al romantico affresco del bacio più famoso dell’iconografia pompeiana: quello che si può ammirare nella Casa dei Casti Amanti.
E quando si avvicina San Valentino, nella sacralità del consumismo “della recessione”, si fanno i paragoni tra i tempi moderni e quelli antichi. Senza dubbio le poesie d’amore di Catullo, Seneca o Virgilio che si conoscevano (e si recitavano) frequentemente nell’antica Roma (come a Pompei) erano più spontanee di quelle dei Baci Perugina.
Del resto, nulla è stato più antico e potente dell’amore e i migliori poeti vi dedicarono interesse fin dai tempi antichi. È successo che Pompei fu distrutta dal Vesuvio, successivamente è finito l’Impero Romano, ma i versi in latino che hanno declinato l’amore a Roma e Pompei persistono nel loro immenso fascino.
Ciò è particolarmente evidente quando si parla d’amore come nel caso di Cicerone: “Nil difficile amanti puto” ovvero “Nulla è difficile a chi ama”. Oppure di Seneca: “Si vis amari, ama” tradotto “Se vuoi essere amato, ama”.
Il verso più appropriato per un amore “stagionato”, invece, è: “Nec sine te nec tecum vivere possum” di Marziale. Vale a dire “Non posso vivere con te, né senza di te”.
Oppure con il verso di Catullo “Difficile est longum subito deponere amorem”, cioé: “È difficile guarire di colpo da un amore durato a lungo”. Per un amore contrastato vale il verso di Virgilio con “Improbe amor, quid non mortalia pectoria cogis!” tradotto in “Crudele amore, a che cosa non forzi i cuori degli uomini”.
Alla fine il più grande di tutti è lo stesso Virgilio quando recita: “Omnia vincit amor et nos cedamus amori”. Tradotto: “L’amore vince tutto e noi cediamo all’amore”. Frase che racchiude la potenza dell’amore che tutto può, che distrugge qualsiasi ostacolo e piega la volontà dei più ostili tra gli uomini.
Non a caso Dante Alighieri, che scelse Virgilio come guida nel “percorso dell’anima”, concluse la Divina Commedia con “Amor che muove il sole e le altre stelle”.