Non ci sono più i pensionati di una volta: il libro di Pasquale Orlando e Michele Ippolito
Il volume rappresenta un momento di discussione sulle politiche socio-sanitarie in Italia, un Paese a natalità zero
SAN GIORGIO A CREMANO. “Non ci sono più i pensionati di una volta” è il provocatorio titolo di un libro scritto a quattro mani da Pasquale Orlando e Michele M. Ippolito, presentato per la prima volta lo scorso 12 settembre 2019 nella biblioteca comunale “Giovanni Alagi” di Villa Bruno, San Giorgio a Cremano.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco Giorgio Zinno, a prendere la parola è Michele M. Ippolito, coordinatore Ufficio di Piano Ambito N28 nonché co-autore di questa iniziativa editoriale: «Negli anni il concetto di senilità si è enormemente evoluto. Secondo le ultime analisi possiamo affermare che si diventa realmente anziani a 75 anni, soglia molto più elevata rispetto al passato. E se a ciò si aggiunge che il 21% della popolazione del nostro paese supera i 65 anni ne consegue che, escludendo i minorenni, ancor più rilevante risulta la porzione di elettori anziani. Eppure, il tema della terza età riveste ancora un ruolo periferico all’interno della politica».
Da queste riflessioni scaturisce il sodalizio con Pasquale Orlando e la stesura di un volume che possa rappresentare un momento di discussione sulle politiche socio-sanitarie da realizzare in Italia, un Paese a natalità 0, che invecchia ogni giorno di più ed avrebbe bisogno di un patto tra generazioni.
«Con un’aspettativa di vita aumentata, non è possibile confinare ad uno stato di inattività le persone che superano i 60 anni d’età – ha esordito Pasquale Orlando, esperto di politiche di welfare ed autore del libro – bisogna introdurre meccanismi di relazione, partecipazione ed auto-organizzazione per far sì che gli anziani si inseriscano nel dialogo intergenerazionale. Nel libro abbiamo riportato una serie di idee per realizzare questo rinnovamento, invertendo le sorti di una società sorda e muta, di cui a pagarne le conseguenze sono proprio gli anziani».
Un positivo scambio generazionale, dunque, potrebbe essere un’opportunità da non sottovalutare. Gli stessi anziani, infatti, non sono più quelli di una volta e questo cambiamento si lega in particolar modo al progresso, che ha consentito loro una capacità di auto-organizzazione maggiore di quella che avevano qualche tempo fa. Al pari degli altri, gli anziani della nostra era fanno i conti con la tecnologia, possiedono uno smartphone, navigano in Rete e si cimentano nel mondo social. Il fatto che siano pratici nell’utilizzo di questi nuovi strumenti è sicuramente un punto di forza, che ci consente di ipotizzare un maggior ruolo produttivo degli anziani anche in relazione ai servizi a loro stessi destinati.
A tal proposito è intervenuto Carmine De Blasio, direttore generale del Consorzio Servizi Sociali Ambito A5: «Molti dei servizi che eroghiamo potrebbero essere facilmente tradotti attraverso il telesoccorso, che per noi costituirebbe un risparmio e sugli anziani avrebbe un effetto di minor invadenza rispetto alla presenza di un estraneo in casa propria, considerando il fortissimo legame che stringono con la propria dimensione abitativa. Inoltre, per una miglior erogazione dei servizi di assistenza, bisognerebbe lavorare molto per promuovere una maggior responsabilizzazione delle famiglie la cui tendenza è quella di ricorrere ai servizi sociali anche quando non necessari».
Non tutti gli anziani hanno bisogno di assistenza se sono le famiglie a prendersene cura. Il Codice civile prevede che i doveri di assistenza spettino in primo luogo ai figli, ma la tendenza ad allontanarsi dalla responsabilità di seguire una persona anziana cresce e viene meno sia il dovere morale che l’obbligo normativo. Nonostante ciò, negli ultimi anni la Regione Campania ha destinato ingenti somme per le politiche sociali e piccoli passi in avanti sono stati fatti anche per la questione dell’invecchiamento attivo. Ma nonostante lo sviluppo di cure, terapie, servizi di assistenza così efficaci rispetto al passato, la situazione presenta ancora non pochi problemi.
«Il tema dell’anzianità – ha continuato Gianluca Budano, responsabile nazionale Welfare Acli – si lega alle tematiche dell’infanzia, alle problematiche che riguardano i servizi di Welfare e le politiche sociali. Il libro riesce a delineare nuove piste di risoluzione ad alcuni problemi, toccando il tema della disuguaglianza ed evidenziando il fatto che siamo in presenza di un disagio affrontabile».
A chiudere il dibattito l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Lucia Fortini: «Il titolo del libro pone una riflessione sul sistema di Welfare che ha subìto un totale cambiamento. Prima i pensionati esistevano e reggevano il sistema, erano considerati vere e proprie risorse di cui si aveva necessità, al contrario di oggi. Sarebbe utile, dunque, rigenerare il sistema e riflettere sulle opportunità che ci pone la questione piuttosto che sui problemi».
L’invecchiamento non si collega, per sua stessa natura, alla malattia o all’improduttività. Gli anziani sono storie, persone con un passato e con un futuro che hanno ancora tanto da dare alla società. Il contributo degli esperti e ancor di più le pagine del libro, mettono in luce proprio i benefici derivanti dalla diffusione di una concezione di invecchiamento come risorsa. Del resto, in un contesto in cui gli effetti della crisi economica dilagano, provocando deboli tassi di natalità ed elevati flussi migratori, l’allungamento della vita è forse uno dei più grandi successi italiani.