Pompei, aspettando la riapertura della biblioteca comunale: l’esempio di Scampia
L’incontro tra associazioni organizzato nell’ambito della terza edizione del Festival Appuntamento con la Felicità
POMPEI. «Con questa edizione del Festival della Felicità stiamo sperimentando, forse per la prima volta a Pompei, l’organizzazione di una rassegna attraverso le associazioni del territorio, infatti, grazie a loro abbiamo realizzato, a costo zero per il Comune, gli eventi di questi giorni. Eventi che, tra i vari obiettivi, hanno quello di accendere i riflettori sulla riapertura della Biblioteca nella nostra città».
Sono state, queste, le parole dell’assessore Annalisa Ramunno durante la tavola rotonda, tenutasi sabato presso il Museo Temporaneo d’Impresa di Pompei, moderata da Rosario Alfano, presidente dell’Osservatorio per la legalità di Pompei, alla quale erano presenti diverse realtà associative pompeiane.
Un’iniziativa che è stata realizzata in occasione della terza edizione del Festival Appuntamento con la Felicità che, quest’anno, ha fatto tappa anche nella città mariana. Tema centrale della tavola rotonda sono state le “Azioni di recupero e valorizzazione del patrimonio urbano” ed, in particolare, la riapertura della biblioteca all’interno di casale Piscicelli.
Ad illustrare i lavori di recupero del casale, attraverso varie immagini di com’era e come sta diventando, è stato Pio Manzo. «La biblioteca fu chiusa nel 2007 per permettere i lavori di restauro di casale Piscicelli ma, poi, venne abbandonata per diversi anni. Quello che stiamo cercando di fare, assieme ai ragazzi del Servizio Civile, con i quali stiamo riorganizzando la biblioteca, è creare un luogo dove le persone, in particolare i giovani, possano incontrarsi e studiare. Speriamo che la biblioteca possa tornare a disposizione della città nell’arco di qualche mese».
Un tema, quello del recupero urbano e della realizzazione di poli associativi, che è stato ampiamente ripreso da Ciro Corona, presidente dell’associazione (R)esistenza Anticamorra di Scampia, uno dei quartieri a più alto tasso di criminalità di Napoli, che conta 80mila abitanti. Corona ha raccontato che «Nel 2008, al termine della prima faida di Scampia, con alcuni amici, decisi che dovevamo fare qualcosa per il quartiere ed in particolare per i bambini e, così, creammo la nostra associazione. La creammo, principalmente, per togliere i ragazzini dalla strada e, a tal scopo, richiedemmo al Comune di Napoli, la concessione di una ex scuola, che era diventata deposito di armi e piazza di spaccio».
«Dopo 4 anni – prosegue – riuscimmo ad ottenere quella struttura e, nel corso di 2 anni, con l’aiuto di più di 450 ragazzi provenienti da tutt’Italia ed anche di alcuni carcerati, siamo riusciti a ristrutturarla e bonificarla. Oggi quella ex scuola è dedicata a Gelsomina Verde, una donna barbaramente uccisa dalla camorra, a Scampia, nel 2004, e in questa struttura si tengono corsi di pilates per 330 mamme del quartiere, c’è una sala di registrazione, una biblioteca, che ha più di 40 tesserati, i bambini fanno doposcuola, partecipano a corsi di lettura creativa, giocano a calcetto e nell’aula multimediale navigano su Internet, cosa che spesso a casa non potrebbero fare».