La Casa degli Amorini Dorati è tra le domus più raffinate di Pompei
POMPEI. Tra le splendide domus presenti nella Regio VI di Pompei, non può non essere citata la Casa degli Amorini dorati, secondo gli studiosi una delle più raffinate abitazioni di età imperiale, nata dalla fusione di due case di modeste dimensioni e costruite in due fasi distinte della storia della città.
Il nucleo più antico, risale al III secolo a.C., mentre l’unificazione delle due proprietà nella forma attualmente visibile e visitabile, dopo importanti lavori di manutenzione a cura di Ales, si data al I secolo a.C.
I lunghi lavori (conclusi a novembre 2019) hanno interessato la messa in sicurezza degli apparati con integrazioni delle lacune dei mosaici pavimentali e degli intonaci, la messa in opera di dissuasori anti-volatili, la realizzazione di una passerella di accesso e la pulitura delle strutture archeologiche.
La casa deve il suo nome agli Amorini incisi su medaglioni che ornavano il cubicolo del portico (oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli) ed è organizzata attorno ad uno scenografico peristilio con giardino, detto rodio, munito su di un lato di colonne di maggiore altezza che sostenevano un frontone la cui grandezza conferiva sacralità agli ambienti di affaccio.
La religiosità del peristilio è inoltre sottolineata dalla presenza di un grande frammento di ossidiana inserito nel muro e, soprattutto, dalla presenza di due luoghi dedicati al culto domestico: un sacello destinato al culto delle divinità egizie con raffigurazioni di Iside, Osiride, Serapide e Anubi, e l’edicola di un larario nel quale furono rinvenute al momento dello scavo le tre statuette della triade Capitolina (Giove, Giunone, Minerva), di Mercurio e dei Lari.
Il ritrovamento di graffiti e di un anello con sigillo indicano che il proprietario di questa domus doveva essere Cnaeus Poppaeus-Habitus, un parente della Poppea Sabina proprietaria della villa di Oplontis e moglie di Nerone.