Il “ventino” di Don Mario, storico maestro della granita di Pompei
Il suo carretto bianco, una vera bottega mobile, era diventato parte integrante delle cartoline della Pompei d’antan
POMPEI. Certamente tante volte ci saremo chiesti di chi fosse il carrettino bianco immortalato in quasi tutte le vedute e le cartoline storiche del centro urbano di Pompei. Ebbene il famoso carrettino, parte integrante della Pompei d’epoca, era la bottega mobile di Mario De Febbrari (nella foto), pompeiano doc, classe 1915, gelataio di professione e artista della granita, che nelle torride estati pompeiane, quando il sole si faceva sempre più insistente, deliziava il palato dei grandi e dei piccini, ma soprattutto quello dei pellegrini diretti al Santuario della Madonna del Rosario, ben lieti di assaggiare la “mitica” granita di “Don Mario”, fatta con tanta passione e rigorosamente con materie prime di alta qualità.
Il gelataio pompeiano, di corporatura asciutta e con i baffi, col suo professionale giacchetto bianco, era molto amato dai suoi paesani e dai colleghi commercianti: infatti anch’essi tra una pausa e l’altra, andavano da lui per assaporare il gelatino al limone pronunciando la mitica frase: «Mario mi dai un ventino?», riferito alla coppetta in cialda da 20 lire. La domenica c’era sempre un grande afflusso di persone, dal pomeriggio fino a sera inoltrata. Non di rado le persone “si infilavano” senza rispettare la fila e allora Don Mario, per evitare la ressa tra i clienti, senza scomporsi chiudeva la “stufa” (che era il cilindro di stagno dove il succo di limone si condensava e che lui faticosamente faceva girare manualmente), dicendo di aver terminato il delizioso contenuto.
Le persone capivano che dovevano rispettare il turno e tutto tornava alla normalità, facendo sì che Don Mario potesse continuare a servire. A distanza di tanti anni si parla ancora di lui, qualcuno lo ricorda ancora tenendo come punto di riferimento la parte iniziale di via Sacra (nei pressi dell’ingresso della Fonte Salutare), che è stata l’ultima dimora del suo carrettino (dettata dalla nascita della piazza antistante la basilica, avvenuta nel 1965), prima della sua scomparsa definitiva avvenuta alla fine degli anni ‘80.
L’ispiratore del mio racconto è Antonio De Febbrari, figlio di Mario, allora bambino che accompagnava il padre nella vendita dei gelati: oggi è pensionato, vive a Torino e possiede ancora gli arnesi d’epoca che adoperava il papà per la produzione della granita. Antonio tutti gli anni, in occasione della festa della Consolata, patrona di Torino, nel condominio dove abita riproduce ancora la fantastica granita. Spesso Antonio torna a Pompei per le vacanze e quando passa per piazza Bartolo Longo i ricordi lo riportano a quei fantastici momenti passati col papà Mario, maestro storico della granita e grande padre.