Concluso il Grande Progetto: Pompei modello di “best practice”

POMPEI. Con la messa in sicurezza delle Regiones I, II e III si conclude il Grande Progetto Pompei (Gpp). In cinque anni la città vesuviana è riuscita a riemergere dallo stato dei crolli per affermarsi nel panorama internazionale come modello di “best practice”.

I lavori in queste tre Regiones, che hanno avuto una durata di 15 mesi, hanno permesso la riapertura di diverse residenze private, edifici pubblici e strade nel quadrante sud orientale della città, tra cui anche le tre domus riaperte lo scorso 18 febbraio, in occasione della visita ufficiale a Pompei del ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini: la Casa degli Amanti, la Casa del Frutteto e la Casa della nave Europa.

Un team di architetti, restauratori e archeologi ha lavorato su un’area nel quadrante sud della città, che si sviluppa tra via dell’Abbondanza a sud e via di Nola a nord, comprendente botteghe, numerosi thermopolia, domus e grandi dimore urbane come quelle di Giulia Felice e di Octavio Quartio, la casa del Triclinio all’aperto e il Foro Boario, con gli annessi vigneti fino all’Anfiteatro.

Specifici interventi strutturali, ma anche di scavo, hanno permesso il restauro strutturale delle murature e la messa in sicurezza degli apparati decorativi delle abitazioni, oltre che coperture adeguate per il mantenimento di queste.

Passando a considerare il Grande Progetto Pompei nel suo complesso, invece, dal 2014 ad oggi, emerge che sono stati 45 gli edifici messi in sicurezza e restaurati (alcuni di questi edifici aprono a rotazione, per evitare pressione antropica).

In cifre per il Gpp è stato stanziato un importo complessivo di 105 milioni di euro, di cui il 75% cofinanziato dalla Unione Europea, mentre il totale della spesa al 30 gennaio 2020 è di 92 milioni di euro.

In tutto sono stati 76 gli interventi relativi a 5 piani di intervento, di cui 51 per il Piano delle Opere (interventi sulle strutture archeologiche), 8 per il Piano della Conoscenza, 2 per il Piano della Sicurezza, 7 per il Piano della Capacity Building, 8 per la Fruizione e Comunicazione.

Sono 75 gli interventi conclusi, di cui su 5 cantieri sono in corso le fasi di collaudo. È in via di conclusione anche il cantiere di intervento sui fronti di scavo, cioè quei 3 km di perimetro che costeggia l’area non scavata di Pompei e che ha portato alla scoperta (e poi alla fruizione) della casa di Leda e il Cigno, ad oggi uno dei ritrovamenti più importanti della Regio V.

Sempre nella Regio V, oltre 2.000 metri quadrati di superfici indagate nel “cuneo” posto tra la Casa delle nozze d’argento e il vicolo di Marco Lucrezio Frontone hanno portato all’individuazione e allo scavo definitivo di due domus integre, la Casa del Giardino e la Casa di Orione, allo sgombero del Vicolo dei Balconi che ha permesso di ricongiungere la grande arteria di Via di Nola, già alla luce e fruibile dai visitatori con il vicolo delle Nozze d’Argento.

«Pompei – ha dichiarato il ministro per i Beni e le attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini durante la visita dello scorso 18 febbraio – è una storia di rinascita e riscatto, un modello per tutta Europa nella gestione dei fondi comunitari».

«Un luogo – ha aggiunto – in cui si è tornati a fare ricerca e nuovi scavi archeologici grazie al lavoro lungo e silenzioso delle tante professionalità dei beni culturali che hanno contribuito ai risultati straordinari che sono sotto gli occhi di tutti e che sono motivo di orgoglio per tutta l’Italia».

«A Pompei non è più il tempo delle emergenze. Abbiamo davanti a noi nuove e importanti sfide per la tutela, la conoscenza e la valorizzazione degli scavi e del territorio» ha detto invece il direttore del Parco Archeologico, Massimo Osanna, al termine di questo importante momento per la città di Pompei.

Alessandra Randazzo

Alessandra Randazzo

Classicista e comunicatrice. Si occupa di beni culturali per riviste di settore.

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