Lino D’Angiò si racconta: «TeleGaribaldi è stata la svolta della mia vita»
POMPEI. Lino d’Angiò e Alan De Luca, storico duo della comicità napoletana, sono tornati in scena con “Tutta colpa di Tele…Garibaldi”, facendo tappa anche al teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei dal 28 febbraio al 1° marzo 2020.
Si tratta di uno spettacolo che ripropone alcuni tormentoni dell’omonima trasmissione di cui sono stati inventori, proiettandosi, allo stesso tempo, verso nuovi sviluppi, legati fortemente a tematiche attuali. A dirci di più è stato proprio Lino D’Angiò, con il quale abbiamo avuto il piacere di parlare.
Come nasce “Tutta colpa di Tele…Garibaldi”?
«L’idea è nata, indubbiamente, dal successo riscosso dal programma “Telegaribaldi”. Io e Alan ci siamo resi conto che a distanza di anni le persone auspicavano un ritorno della coppia, così abbiamo deciso di tornare insieme sul palco. Il titolo stesso, in maniera simpatica, attribuisce a “Telegaribaldi” la “colpa” di averci fatto incontrare nuovamente e, allo stesso tempo, allude alle difficoltà causate da Garibaldi all’Unità d’Italia».
“Telegaribaldi” ha tenuto incollati alla tv migliaia di telespettatori. Cosa ha significato per te quell’esperienza?
«È stata la svolta totale della mia vita. Inaspettatamente ci fu un successo clamoroso, con un record di ascolti e centinaia di spettacoli in giro. Un’esperienza incredibile che tutt’oggi mi rende soddisfatto per aver contribuito a scrivere un pezzo di storia della comicità napoletana».
Parte del passato ritorna in scena ma si mescola a situazioni tutte nuove. È così?
«Assolutamente sì. Non si tratta di riproporre semplicemente le esibizioni di un tempo. In realtà, aldilà di alcuni personaggi riproposti, in quanto fortemente amati dal pubblico, lo spettacolo tende soprattutto ad attingere molto dall’attualità, dunque è naturale che ci siano nuove parodie che all’epoca non potevano esserci. Basti pensare alle imitazioni del presidente De Luca, De Laurentiis o Gattuso».
Non rientra nelle novità, invece, il sodalizio con Alan De Luca. Come descriveresti il vostro rapporto?
«È un legame che va oltre quelli che possono essere dei buoni rapporti tra colleghi. Nel corso del tempo si è creata una profonda amicizia ed è anche per questo che ci siamo ritrovati insieme. In scena, invece, ci divertiamo molto costruendo rapporti basati su contrapposizioni e litigi, rendendo le gag ancor più esilaranti».
Durante lo spettacolo entrambi cercate di instaurare un rapporto anche con la platea. Ritieni che sia importante stimolare il coinvolgimento del pubblico?
«Si, tanto. Non abbiamo mai adottato il criterio della parete chiusa con il pubblico, consideriamo del tutto naturale il contatto diretto con i partecipanti. A tal proposito, a un certo punto dello spettacolo noi stessi interpelliamo i presenti, chiedendogli se desiderano assistere ad ulteriori esibizioni in modo da poterli accontentare».
Ci racconti qualche aneddoto divertente avvenuto durante le prove?
«Durante le prove, per gioco è nato uno sketch che poi abbiamo deciso di portare realmente in scena. In pratica, capitava spesso che mi ritrovavo a fare l’imitazione di Ollio. Ci divertiva così tanto che Alan pensò di riproporre delle gag alla Stanlio e Ollio, con tanto di balletto, immaginando per un attimo che questi due grandi comici americani fossero nati a Napoli. Dunque, abbiamo ideato una versione partenopea del famoso duo».
Dopo la tappa pompeiana dove andrete in scena?
«Il 7 marzo saremo al teatro Diana di Nocera Inferiore. Dal 12 al 15 marzo, invece, ci sposteremo al Teatro Trianon di Napoli. Al momento queste sono le date certe ma credo che porteremo in giro lo spettacolo anche quest’estate».
Un consiglio per i giovani che vogliono intraprendere la carriera artistica?
«Per chi vuole entrare in questo mondo consiglio di farlo entrando dalla porta principale, ovvero studiando e proponendo performance realmente artistiche perché di contenuti di basso livello ne abbiamo abbastanza».