I Lapilli di Ercolano. Pier Paolo Petrone parla del ritrovamento del cervello vetrificato

ERCOLANO. Per l’appuntamento settimanale con I Lapilli di Ercolano, Pier Paolo Petrone, antropologo forense, direttore del Laboratorio di Osteobiologia Umana e Antropologia Forense, Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate presso l’Università di Napoli Federico II, illustra l’ultima grande scoperta avvenuta ad Ercolano non molto tempo fa. Il team, durante delle indagini nella Casa degli Augustali, è giunto ad una scoperta eccezionale, cioè quella di un frammento di cervello vetrificato del cosiddetto “custode”.

Lo scheletro di un giovane uomo è rinvenuto agli inizi degli anni ’60, esattamente nel 1961, dal direttore dell’epoca Amedeo Maiuri all’interno di un letto ligneo completamento carbonizzato e sepolto dalle ceneri. Fortunatamente, questo prezioso reperto venne musealizzato permettendo così dopo 60 anni di scoprire che all’interno del cranio si sono preservati dei resti vetrificati di cervello.

Una scoperta davvero eccezionale pubblicata lo scorso 23 gennaio 2020 dal New England Journal of Medicine, massima rivista di medicina al mondo, che riporta i risultati di questo studio che ha permesso al team, attraverso una serie di analisi biomolecolari di scoprire all’interno di questi resti una serie di acidi grassi tipici dei trigliceridi del cervello umano e anche dei capelli umani, ma soprattutto una serie di 7 proteine degli enzimi rappresentati in tutti i tessuti cerebrali umani (amigdala, cerebrocortex, ipotalamo e altri ancora).

Una scoperta unica al mondo in quanto mai prima d’ora, sia a livello archeologico che in ambito medico-forense era mai stato scoperto un residuo del genere. La vetrificazione è nota in archeologia ma riguarda essenzialmente reperti vegetali.

Fondamentale è stata la collaborazione tra Parco Archeologico di Ercolano e Università di Napoli che ha permesso lo studio di questi reperti importanti sia per lo studio della storia, dell’archeologia, della cultura romana e della popolazione di Ercolano, ma anche e soprattutto dal punto di vista del rischio vulcanico a cui sono esposte milioni di persone oggi a Napoli, visto che il Vesuvio dista 6 km da Ercolano e poco più del doppio da Napoli.

Il luogo del ritrovamento è il Collegio degli Augustali. Qui si trovava la vittima al momento dell’eruzione quando un flusso di cenere bollente colpì Ercolano e uccise immediatamente i suoi abitanti. Secondo studi pregressi e dagli scavi dell’allora Soprintendente Maiuri, negli anni ’60 del secolo scorso, proprio nella cenere vulcanica furono ritrovati resti di un letto ligneo e di un uomo carbonizzato che gli archeologi hanno identificato come il custode del Collegio consacrato al culto di Augusto.

L’edificio si trova nei pressi dell’incrocio del decumano massimo con il III cardine e confina con la Casa del Colonnato Tuscanico. La pianta risulta rettangolare e con due ingressi. L’interno è formato da un’unica grande sala divisa in tre navate da quattro colonne tuscaniche in muratura.

Un sacello fu ricavato in epoca successiva sul fondo della sala ed è interamente decorato con affreschi in IV stile. Sulla parete di fondo forse una basa doveva sorreggere una statua, mentre una corona vegetale dipinta al di sopra della decorazione, ricondurrebbe ad una immagine del divo Augusto a cui fu concessa la corona.

A destra del sacello si trova la stanza del custode il cui scheletro carbonizzato fu rinvenuto disteso sul letto. Gli addetti al culto nelle città municipali e nelle colonie si diedero il nome di Augustales e la loro investitura si disse augustalitas. Il collegio era composto da sei membri attivi che avevano carica di un anno e manteneva il titolo anche dopo lo scadere della loro investitura ufficiale. Secondi alcuni studiosi l’edificio potrebbe essere la curia, il senato dell’antica città di Ercolano.

Alessandra Randazzo

Alessandra Randazzo

Classicista e comunicatrice. Si occupa di beni culturali per riviste di settore.

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