Lettera ad Aldo Masullo, “filosofo raffinato e maestro autentico”
di Giovanni Cardone*
Da quando se n’è andato il prof. Aldo Masullo ho cercato di capire quanto la “vita” ci ha tolto: è vero, oggi siamo più poveri, se n’è andato un maestro di vita e di umanità, un mix di semplicità e umiltà, un dono che solo i grandi hanno. Con la potenza del suo pensiero Aldo Masullo ha rappresentato Napoli nella sua interezza. È stato l’architrave della nostra cultura attraversando tutto il Novecento fino ad arrivare al terzo millennio, ma sempre con grande lucidità di pensiero.
Il prof. Masullo è stato un grande docente: ha regalato a tutti noi allievi qualcosa che rimarrà per sempre nel nostro cuore; quando sentiva parlare dei giovani non si tirava mai indietro. Ricordo una frase che nell’ultimo periodo diceva ai giovani tratta da Giambattista Vico, dalla quarta lezione: “Il mondo è ancora giovane e ci devono essere ancora tante scoperte: aspetta solo voi”.
Questa è la grandezza di Masullo, parlare di Vico e di Bruno ma nel contempo farli divenire contemporanei. In una delle tante presentazioni che faceva su Giordano Bruno spiegò con grande semplicità che cosa significasse essere Bruniani, cioè coloro che studiano Bruno; poi c’erano i Brunisti, quelli che studiavano Bruno perché erano curiosi del grande filosofo e molte volte erano migliori dei bruniani; poi c’erano i Giordanisti: questi sono i fanatici di Bruno, tutti i napoletani, sono chi più e chi meno “tifosi” di questo grande filosofo.
Ho sentito tanti studiosi di Bruno ma lui riusciva sempre ad arrivare con immediatezza e semplicità. Io mi sono sempre sentito allievo di Masullo anche essendo un docente ed ogni qualvolta lo sentivo parlare era sempre come la prima volta.
Nel suo ultimo lavoro, “Arcisenso. Dialettica della Solitudine” che in questi giorni sto rileggendo, Masullo dice: “Dove sono i maestri, ci si chiede spesso, dove sono le menti in grado di esprimere energia e disciplina, alla larga dalle luci psichedeliche del successo effimero, alla larga dagli interventi un tanto al chilo che non scaldano, che non rischiarano, che sommano buio a buio. Eccone uno di Maestro, un Maestro che c’è senza esserci, che ti sfiora con la parola e con la pagina rispettando devotamente il lettore, quasi con il timore di disturbarlo, di affaticarlo”.
La naturalezza espressiva di Masullo, la chiarezza espositiva e l’incisività del ragionamento sono doni rari. Ne ho avuto conferma soprattutto leggendo il capitolo dedicato a Leopardi, poiché il libro è una splendida costruzione che integra pensieri di ieri e di oggi, mostrando una ineccepibile coerenza.
Scavare dentro la solitudine, sapendo ascoltare l’interiorità dell’altro senza potervi mai accedere, significa erigere un monumento alla solidarietà, alla costruzione della solidarietà. Siamo soli, ma possiamo essere compagni, compagni di solitudine. Possiamo condividere le nostre unicità.
In questo libro su un punto è decisivo quando fa la distinzione tra l’antropologia fenomenologica e la crisi dell’uomo ed aveva richiamato attraverso l’attenzione Merleau-Ponty, osservando che toccare un altro uomo è toccarne il corpo, e sentirsi toccato pur tuttavia mai sentirsi toccato di lui, mai dunque toccare non il suo corpo ma lui stesso. Non si esiste, se non si sente di esistere, ma il sentirsi dell’altro mai io potrò sentirlo, così come nessun altro potrà sentire il mio sentirmi.
Alla luce di queste riflessioni Masullo parla della consapevolezza che tenta di scoprire le radici dell’esistenza che sono le fondamenta della dialettica della solitudine. L’io, costituitosi nella relazione con altri, presto si accorge che essa non può attuarsi pienamente, come intimità autentica, trasparenza senza opacità.
Allora, corrottosi il desiderio di relazione nell’antagonismo sociale, l’io tende ad abbandonarsi all’odio o cedere alla castrante paura dell’intimità. D’altra parte, paradossalmente, è per l’impossibilità della relazione che il teatro del mondo vive, drammatica pluralità di attori: l’insuperabile solitudine d’ognuno assicura la non riducibilità dei molti a esistenziali fusioni e li oppone al totalitario dominio dell’uno.
Ed infine Masullo mette a nudo le parole praticità, dolore, durata, solitudine, silenzio, sapienza e grazia: fanno parte di considerazioni filosofiche che evidenziano la parola, dato che non si può tacere e senza dialogo non c’è silenzio. Quindi la memoria diventa un immenso, un corpo storico la cui la nostra esistenza emerge attraverso la nostra coscienza. Senza memoria, il dialogo non sarebbe custodito nel silenzio, anzi non nascerebbe neppure, sarebbe assente.
Così scriveva, Aldo Masullo, dicendo che “il silenzio perfetto è dialogo, sublimato”. Lo stesso dialogo che il lettore può avere, con Aldo Masullo, un filosofo raffinato ma nel contempo maestro autentico, uomo di grande pensiero che tante generazioni ricorderanno.
Grazie ancora ad Aldo Masullo.
*Storico dell’arte, Critico d’arte, docente, scrittore e divulgatore culturale