La cinta muraria di Pompei: da strumento di difesa a costruzione monumentale
POMPEI. Pompei nel corso della sua storia fu difesa da mura che però non sempre garantirono protezione, come avvenne durante l’assedio di Silla, che portò alla presa della città e alla riduzione a colonia romana.
Già dalle origini l’abitato si dotò di mura difensive e una cinta in blocchi di pietra fu costruita a partire dal V secolo a.C. La città, in quella fase, non aveva le stesse dimensioni dell’attuale, ma l’espansione urbanistica doveva essere notevolmente ridotta.
Quando Pompei fu coinvolta nelle guerre sannitiche, nel IV secolo a.C., le mura, ritenute inadeguate a fronteggiare un pericoloso nemico, vennero parzialmente ricostruite sostituendo ed integrando la cortina esterna con una nuova di maggiore altezza.
I rifacimenti delle mura si inseriscono in un generale riassetto urbanistico di Pompei che vede, a partire dal IV secolo a.C., una consistente espansione urbanistica sia a nord che ad est del nucleo più antico.
L’ultimo sostanziale intervento sulle mura di Pompei risale però al periodo della guerra sociale, tra il 90 e l’89 a.C. In questa occasione vennero effettuati numerosi rifacimenti della cortina esterna, danneggiata nelle precedenti vicende storiche e, soprattutto, furono aggiunte al circuito delle fortificazioni una serie di torri di guardia, poste ad intervalli più o meno regolari, a cavallo della cortina.
Le nuove opere edilizie furono eseguite in opus incertum, costituite da scaglie di pietra legate con malta con un paramento irregolare e, pertanto, facilmente riconoscibile dalle fasi edilizie precedenti.
Con il consolidarsi dell’autorità di Roma e il venire meno di pericoli esterni, la funzione difensiva delle fortificazioni perse la sua importanza originaria.
La pacificazione dell’Impero, avvenuta sotto Augusto, aveva favorito i commerci: così, gradualmente, le mura acquistarono un valore monumentale e simbolico, urbanistico piuttosto che strategico.
Per le nuove esigenze dei traffici le aperture delle porte vennero ampliate, affiancando all’arco di ingresso originario altri varchi: Porta Ercolano, ad esempio, venne ricostruita con tre fornici, di cui quello centrale, il più ampio, riservato ai carri, quelli laterali ai pedoni.
Verso la fine del I secolo a.C., si assiste ad una progressiva occupazione di alcuni tratti delle mura, dove si svilupparono lussuose ville che si estesero su più piani terrazzati, in particolare lungo i pendii occidentali e meridionali del costone lavico, sfruttando la posizione panoramica verso il mare.
Quando il terremoto del 62 d.C. provocò la distruzione di Porta Vesuvio, non si reputò necessario ricostruirla e così rimase fino all’eruzione del 79 d.C.