Civita Giuliana, nuovi scavi nella villa: trovato il graffito di Mummia, una bambina dell’epoca
POMPEI. Il nome graffito di una bambina, Mummia, il tocco delicato di un fiore dipinto su una parete a nero. Sono alcune scoperte che provengono dal sito di Civita Giuliana, una villa suburbana dove gli archeologi del Parco archeologico di Pompei sono tornati a lavorare dopo i mesi di fermo nei cantieri.
La zona esterna ai confini di Pompei, il suburbio, è sempre stato popolato da numerosi complessi insediativi che rispondevano ad esigenze di carattere produttivo (vino, olio), residenze sia temporanee che di soggiorno fisso da parte del proprietario.
Gli scavi in località Civita Giuliana, a 700 metri a nord ovest dalle mura dell’antica Pompei, hanno infatti rivelato una villa rustica, già in parte indagata agli inizi del ‘900 e solo recentemente oggetto di scavi stratigrafici da parte degli archeologi.
Tra il 1907-1908, ad opera del marchese Giovanni Imperiali su concessione del Ministero della Pubblica Istruzione, fu data la possibilità di scavare nella zona a nord dell’area attualmente portata alla luce e già ad emergere furono importanti resti del settore residenziale e produttivo della villa (15 ambienti).
L’esigenza di interrompere lo scempio perpetrato per anni da tombaroli con asporto di materiale e distruzione dei contesti archeologici, ha portato finalmente l’avvio di nuovi scavi grazie alla sinergia tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata con il procuratore Pierpaolo Filippelli.
Gli scavi recenti in una prima fase hanno permesso di individuare una mangiatoia lignea di cui è stato possibile realizzare il calco, così anche di uno dei due cavalli che si trovavano all’interno.
Ulteriori indagini hanno poi successivamente permesso di portare alla luce integralmente l’ambiente e hanno messo in luce anche la parte restante di un secondo cavallo e di un terzo equide, sfuggito all’attenzione degli scavatori clandestini, ritrovato integro con l’apparato scheletrico completo in connessione, bardato con morso e briglie in ferro e sull’osso occipitale, tra le orecchie, elementi decorativi in bronzo applicati probabilmente su elementi di cuoio non rinvenuti.
Questi importanti rinvenimenti, assieme alle ultime scoperte riconducibili alla volta di un criptoportico e agli elementi graffiti e dipinti, porterebbero ad attribuire la villa ad un generale o ad un altissimo esponente di una delle famiglie più importanti di Roma, quella dei Mummii, come sembrerebbe suggerire il graffito sul muro della bimba Mummia e su altre iscrizioni, su cui si sta approfondendo uno studio specifico a cura dello studioso epigrafista Antonio Varone.
La villa venne solo parzialmente danneggiata da una serie di scosse pre-eruzione del 79 d.C. e poi invasa dal materiale piroclastico che la seppellì fino all’oblio.
Gli scavi, finanziati con fondi ordinari del Parco prenderanno sicuramente tempo, ma l’obiettivo è quello di mostrare al pubblico le meraviglie di qualcosa che ancora sfugge nella sua potenziale bellezza e grandezza, ferita non solo dalla tragica eruzione del Vesuvio, ma anche dal balordo tentativo dei tombaroli di strappare per sempre la memoria di un territorio.