Calcio: Carmine Sorrentino racconta… il delicato ruolo del portiere
POMPEI. Chi ama il calcio sa che quello del portiere è un ruolo da sempre considerato molto particolare. È l’unico che può toccare il pallone con le mani, ma è anche quello maggiormente sotto accusa quando la squadra subisce una rete.
Salvo poi diventare un eroe un minuto dopo, quando magari vola a togliere un pallone dal sette oppure para un calcio di rigore. Insomma il mestiere del portiere è duro, a volte ingrato, e bisogna avere le spalle larghe per svolgerlo alla grande.
Ne sa qualcosa Carmine Sorrentino, allenatore dei portieri professionista. Nato a Pompei, all’ombra del Vesuvio, classe 1992, Sorrentino è cresciuto calcisticamente in diverse realtà calcistiche di C2, Serie D, Eccellenza e Promozione.
Ha iniziato poi l’attività da preparatore dei portieri perfezionando le sue competenze frequentando corsi di specializzazione presso strutture qualificate. Attualmente lavora in Piemonte.
Perché è importante la figura del preparatore dei portieri in una squadra di calcio?
«Essa rappresenta un punto stabile e di riferimento per la crescita e la maturazione del giovane portiere. Il preparatore dei portieri deve essere principalmente un maestro di vita e di sport, in grado di infondere nei propri allievi sicurezza e serenità, in un continuo scambio reciproco di insegnamento e apprendimento. Il calcio è in continua evoluzione ed ormai è chiaro a tutte le squadre, a partire da quelle di vertice, che il ruolo del portiere non è secondario ma fondamentale. Avendo la necessità di avere i propri portieri meglio preparati sia atleticamente, tecnicamente, che mentalmente moltissime squadre si affidano al preparatore dei portieri».
C’è differenza tra allenare i portieri delle prime squadre e quelli del settore giovanile?
«In prima squadra devi essere al servizio dei ragazzi, assecondare le loro caratteristiche e cercare di esaltarne la qualità, senza snaturarli, e di migliorare quelli che possono essere i loro difetti. Nel settore giovanile si hanno molte più responsabilità a livello di esempio, di formazione e di insegnamento. Poi, c’è tutto un bagaglio tecnico che devi sapere trasmettere ai ragazzi».
Che approccio utilizzi con i più piccoli che hanno le prime esperienze?
«Quella è una categoria straordinaria. Bisogna mettere in preventivo che il tempo della loro soglia di attenzione è minimo e quindi io mi relaziono con loro attraverso il gioco ed il divertimento».
Qual è la maggior soddisfazione per un preparatore dei portieri?
«Vedere i ragazzi che ottengono risultati. Chi lavora sodo durante la settimana viene ripagato dalla prestazione della domenica»
Quanto conta la preparazione mentale per un portiere?
«Tanto. Ti puoi allenare bene dal punto di vista tecnico e tattico, però se la testa non sta bene e non è a posto, non funziona niente».
Secondo te, un preparatore dei portieri deve…?
«Correggere l´atleta, migliorarlo facendogli capire come ci si allena e aiutarlo a prendersi con filosofia».
Hai raccolto la tua esperienza in libro, a cui ha collaborato la biologa nutrizionista Paola Curcio: che ruolo gioca l’alimentazione nella preparazione di un atleta?
«”Il Delicato ruolo del portiere” si propone di far comprendere la delicatezza del ruolo, vero e proprio sport individuale inserito all’interno di uno sport di squadra quale è il calcio. Nella parte finale, c’è l’intervento della biologa nutrizionista Paola Curcio, che illustra le linee guida per una corretta alimentazione nel bambino che pratica sport».
Bellissimo Ebook, complimenti Coach
Lo consiglio a tutti gli amanti del calcio. Scritto molto bene con riflessioni importanti sul ruolo del portiere.