A volte ritornano: restituito a Pompei un frammento di antefissa rubato mezzo secolo fa
POMPEI. Dà un senso di incredulità pensare che, nell’era del commercio globale e degli acquisti sugli shop on-line, magari nelle stive degli aerei, proprio accanto a vestiti, a prodotti di elettronica e agli oggetti più disparati, viaggino anche reperti archeologici di inestimabile valore. Spesso e volentieri, poi, con destinazione Pompei.
Eppure ancora una volta un reperto archeologico sottratto a Pompei molti anni prima è stato riconsegnato solo qualche giorno fa. Il pacchetto, stavolta, è arrivato proprio sulla scrivania del direttore del Parco Archeologico, Massimo Osanna, che all’interno ha trovato un frammento di antefissa.
E poi, un biglietto: “50 anni fa ho asportato da edificio di Pompei questo frammento. Me ne vergogno e lo restituisco al proprietario. Scusate!”. Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. Ma quando si tratta del patrimonio culturale sarebbe decisamente più auspicabile il “mai” e basta.
La notizia di quest’ultima restituzione, anch’essa accompagnata da scuse e pentimento, arriva dal direttore Osanna che su Instagram così la commenta: «A volte ritornano. Per posta, quasi settimanalmente», a testimonianza di quanto ormai il fenomeno sia frequente.
E preoccupante, anche. Perché se è vero che una parte dei reperti nel tempo sottratti a Pompei viene rispedita indietro (e spesso, più che la coscienza bisogna ringraziare la superstizione), ce n’è sicuramente un’altra parte che invece non tornerà mai più, con enorme danno per il patrimonio archeologico e con buona pace dei malfattori.
E per capire quanto sia stato diffuso negli anni (oltre che trasversale alle varie nazionalità) il malcostume di sottrarre reperti a Pompei, basti pensare che solo qualche settimana fa una “pietra” asportata nella città antica è stata rispedita indietro, ma all’indirizzo del Comune di Pompei.
Ogni anno arrivano da ogni parte del mondo plichi contenenti vari reperti trafugati da Pompei anche decenni prima. Che sia pentimento o scaramanzia, però, la cosa più intelligente da fare è sempre quella di rispettare il patrimonio culturale e di tenere le mani (e le borse) a posto quando si visita Pompei o un qualsiasi sito archeologico: lo impone la legge e, ancora, prima la coscienza civica.