Pompei tra restauri, scoperte e grandi eventi: il bilancio del Mibact sugli ultimi sette anni
POMPEI. Con la nomina dell’archeologo Gabriel Zuchtriegel alla guida del Parco archeologico di Pompei, annunciata a fine febbraio (e divenuta effettiva pochi giorni fa) dal ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, per l’antica città vesuviana si è avviata ai titoli di coda l’era di Massimo Osanna, che ha guidato il Parco dal 2014 al 2021.
Sette anni durante i quali “il Parco Archeologico di Pompei è tornato a nuova vita” ed è diventato “un modello di spesa virtuoso a livello internazionale”: è questo il bilancio tratteggiato dal Ministero dei Beni Culturali (Mibact) relativamente all’attività svolta a Pompei dal professor Osanna, che dal settembre 2020 è stato chiamato alla guida dei Musei statali.
In particolare, dal dicastero di via del Collegio Romano, è stato evidenziato il lavoro di squadra fatto a Pompei in questi sette anni: archeologi, architetti, restauratori, ingegneri e uno staff di professionisti specializzati (geologo, vulcanologo, antropologo, archeobotanico, archeozoologo) e comunicatori.
Una forte attenzione è stata posta anche alle misure per migliorare l’accessibilità e la fruizione di quello che, con circa 4 milioni di visitatori all’anno, è il secondo sito culturale più visitato d’Italia.
Oltre a 4 chilometri di itinerario facilitato per persone con difficoltà motoria, è stata proposta un’offerta diversificata di visita con domus riaperte dopo il restauro e/o aperte per la prima volta, itinerari del verde con giardini storici ricostruiti. Sono stati portati avanti, inoltre, il progetto di museo diffuso, l’uso delle tecnologie digitali e il riallestimento di nuovi spazi espositivi.
Dopo decenni, inoltre, si è tornati a scavare in quella parte della città mai indagata finora. Le indagini hanno restituito dati significativi per la conoscenza della città antica, oltre a regalare eccezionali scoperte. Numerose sono state, in questi anni, le collaborazioni con le Università e i principali istituti di ricerca internazionali per indagini e ricerche archeologiche.
Il Ministero, poi, fornisce i numeri a supporto della tesi per dimostrare la crescita di Pompei negli ultimi anni. Dal 2014 al 2020 oltre 20 milioni di persone (+47,5% fino al 2019) hanno visitato il Parco Archeologico di Pompei, con una progressiva crescita annuale che ha portato il sito, nel 2019, a sfiorare i 4 milioni di visitatori.
Ecco il Parco archeologico di Pompei in cifre. I visitatori (comprensivi anche dei siti minori) sono cresciuti ogni anno: 2.668.178 nel 2014; 2.978.884 nel 2015; 3.209.089 nel 2016; 3.418.733 nel 2017; 3.649.374 nel 2018 e fino ai 3.937.468 del 2019. Nel 2020, a causa della pandemia, il calo è stato drammatico, con una riduzione del numero di visitatori pari a oltre l’85% e il dato si è attestato sulle 594.823 unità (di cui 564.941 a Pompei).
Anche gli altri numeri di Pompei sono significativi. La messa in sicurezza del sito archeologico ha riguardato 50 chilometri di colmi murari, 30.000 metri cubi di murature, 10.000 metri quadri di intonaci. L’intervento di messa in sicurezza dei fronti di scavo ha interessato 2,7 chilometri.
Sono state inoltre 781 le imprese coinvolte nel Grande Progetto Pompei, mentre sono stati ben 30.000 metri cubi di materiale di scavo (lapilli, cenere e terreno rimosso durante l’intervento).
Ma il vero fiore all’occhiello del Mibact è stato senza dubbio il Grande Progetto Pompei (Gpp). Il Progetto per la tutela e la valorizzazione dell’area archeologica di Pompei è stato finanziato dalla Commissione Europea quale Grande Progetto Comunitario per un importo complessivo di 105 milioni di euro (cofinanziamento Ue: 75%, quota nazionale: 25%).
In 5 anni sono stati eseguiti 76 interventi relativi ai 5 piani di intervento, di cui: 51 per il piano delle opere (interventi su strutture archeologiche); 8 per il piano della conoscenza; 2 per il piano della sicurezza; 7 per il piano della capacity building; 8 per la fruizione e comunicazione.
Sono 74 gli interventi conclusi, di cui su 2 cantieri sono in corso le fasi di collaudo. Dall’inizio del Gpp, grazie agli interventi di messa in sicurezza e restauro, sono stati consegnati alla fruizione pubblica 46 edifici, tra i quali i Praedia di Giulia Felice, la Casa del Criptoportico, la Casa di Leda e il Cigno, quella del Frutteto, la Casa degli Amanti e l’emblematica Villa dei Misteri.
I nuovi scavi hanno restituito al mondo affreschi meravigliosi, mosaici unici e una nuova possibile ipotesi sulla datazione dell’eruzione del Vesuvio. Inoltre, grazie alle ultime tecnologie applicate alla ricerca (come per esempio i calchi di Fiorelli), è stato possibile acquisire nuovi e importanti dati di conoscenza sulla vita quotidiana e i costumi della città di Pompei.
Sono stati portati alla luce 2 nuovi ettari di città antica mai indagati, che hanno rivelato vicoli, domus, apparati decorativi, affreschi e mosaici di grande pregio oltre a numerosi reperti, tra cui diversi oggetti di uso quotidiano, e a ritrovamenti di vittime dell’eruzione.
Nell’area del cosiddetto “cuneo” nella Regio V, posto tra la casa delle Nozze d’argento e il vicolo di Marco Lucrezio Frontone, sono emerse due domus e “il vicolo dei balconi”, che ha permesso di ricongiungere la grande arteria di via di Nola, già alla luce e visitabile dai turisti, con il vicolo delle Nozze d’argento. Tra ottobre e dicembre 2020 è stato concluso lo scavo di un Termopolio (rinvenuto già nel 2019) di eccezionale valore scientifico in quanto è l’unico completamente affrescato con immagini di animali, alcuni dei quali probabilmente utilizzati per la preparazione di pietanze qui servite.
Nell’ambito di questa scoperta sono stati anche rinvenuti resti di materiali organici che hanno permesso di arricchire le conoscenze sulle abitudini e sulla dieta alimentare dei pompeiani.
Tantissimi i reperti rinvenuti nella Regio V: 1.167 cassette e 168 colli di reperti archeologici (tra frammenti di intonaci, marmi, gocciolatoi, vasi in vetro, oggetti in bronzo e altro); 73 anfore di cui 52 integre; 7 ricomponibili e 14 tagliate e riutilizzate per altri scopi.
Anche gli scavi di Civita Giuliana (ripresi dal Parco a inizio 2018) hanno offerto nuove meraviglie agli appassionati di Pompei. Fuori le mura della città antica, nell’immediato suburbio a nord, verso il Vesuvio, negli ultimi mesi sono ripresi gli scavi di Civita Giuliana, nell’area di una villa di grandi dimensioni dove gli scorsi anni era stato possibile eseguire il primo calco di un cavallo.
Le nuove indagini hanno portato al rinvenimento di due vittime dell’eruzione di cui è stato possibile realizzare gli ultimi calchi. Inoltre, sempre nella villa di Civita Giuliana, è avvenuto un ritrovamento straordinario, rappresentato da un esemplare di pilentum, un magnifico carro cerimoniale (o da parata) realizzato in metallo.
Lo scavo nell’area nasce nell’ambito di un protocollo d’intesa tra il Parco e la Procura di Torre Annunziata sottoscritto nel 2019 per contrastare il danneggiamento e il traffico illecito di beni culturali, ad opera di tombaroli che nell’area avevano praticato diversi cunicoli per intercettare tesori archeologici.
Nei cantieri di scavo sono state usate le più moderne tecnologie. Tra queste: tecniche di rilievo (drone, asta telescopica, laser scanner, georadar); indagini di conoscenza delle strutture e tecniche murarie (endoscopia, prove soniche, prelievo di campioni di malte nella fase immediatamente successiva allo scavo); indagini sui reperti durante le attività di scavo (indagini paleobotaniche sui reperti rinvenuti nei giardini, analisi morfologiche e chimico fisico per la determinazione dei materiali utilizzati, analisi palinologiche); analisi antropologiche.
Accanto alla riapertura di numerose domus sono state intraprese diverse azioni per il rilancio del sito, come l’estensione della copertura Wi-Fi all’intera area archeologica, la realizzazione di un percorso di 4 chilometri “Pompei per tutti”, che consente la piena accessibilità a una parte rilevante del sito e la nuova illuminazione notturna dell’area del Foro, nonché il rafforzamento del sistema di sicurezza del Parco attraverso l’attivazione di un check point all’ingresso di piazza Anfiteatro.
In questi sette anni, inoltre, il Parco archeologico di Pompei si è dotato anche di musei. Il 25 gennaio 2021 l’Antiquarium è stato inaugurato con un nuovo allestimento ed è diventato uno spazio museale dedicato all’esposizione permanente di reperti che illustrano la storia di Pompei. Lo spazio, completamente rinnovato, rimanda a quella che fu la concezione museale di Amedeo Maiuri e attraverso i reperti più rilevanti è ripercorsa la storia di Pompei dall’età sannitica (IV secolo a.C.) fino alla tragica eruzione del 79 d.C.
Altro risultato in tal senso è stata l’inaugurazione, negli storici ambienti della Reggia di Quisisana del Museo Archeologico di Castellammare di Stabia, “Libero D’Orsi” grazie alla collaborazione e proficua sinergia con il Comune di Castellammare di Stabia e al protocollo di intesa sottoscritto e finalizzato alla valorizzazione dei numerosissimi reperti stabiani prima conservati all’Antiquarium di Stabia, chiuso per anni.
L’operazione ha restituito al patrimonio italiano il più antico sito reale borbonico (edificio-simbolo, che vanta una storia di oltre sette secoli) insieme a preziose testimonianze della vita quotidiana, in particolare quella che si svolgeva nelle ville romane d’otium (lussuose residenze finalizzate al riposo del corpo e dello spirito, dalle attività e dagli affari) e nelle ville rustiche (simili nella concezione alle moderne fattorie), site in posizione panoramica.
Anche mostre e i grandi eventi hanno contribuito in maniera decisiva al richiamo internazionale di Pompei. Dal 2014 il sito ha ospitato 22 mostre di grande valore e impatto scientifico. Da “Pompei e l’Europa” a “Mito e Natura” fino alla trilogia di esposizioni tematiche e percorsi di ricerca quali “Egitto Pompei“, “Pompei e i Greci” e “Pompei e gli Etruschi” e ancora “Vanity” e “Venustas” alla Palestra Grande. A queste si aggiungono le numerose mostre all’estero che il Parco ha curato e contribuito a realizzare.
Gli Scavi sono poi tornati a essere un palcoscenico d’eccezione con i concerti di David Gilmour, Elton John e Ludovico Einaudi, Marcus Miller, James Taylor, King Crimson ma anche con la rassegna di drammaturgia antica Pompeii Theatrum Mundi, un progetto quadriennale in collaborazione con il Teatro Stabile di Napoli.
Infine, il dialogo costante di Pompei con il contemporaneo, voluto fortemente dall’ormai ex direttore Osanna. Dopo aver portato l’arte contemporanea all’interno degli Scavi, attraverso esposizioni e performance artistiche da Mitoraj a Cai Guo Qiang a Pistoletto, è stato avviato il progetto “Pompeii Commitment. Materie Archeologiche”, dedicato all’arte contemporanea basato sullo studio e sulla valorizzazione delle “materie archeologiche” custodite nelle aree di scavo e nei depositi di Pompei e finalizzato alla costituzione progressiva di una collezione di arte contemporanea per il Parco Archeologico di Pompei. Fonte foto: Rai Documentari Pagina Facebook.