San Gennaro, il Santo amico di Napoli
NAPOLI. Tre ricorrenze all’anno per rinnovare un legame antico, come quelle amicizie che non vivono di quotidianità ma di appuntamenti fissi, date cerchiate sul calendario e promesse solenni a cui proprio non si può venir meno.
È questo San Gennaro per i napoletani. Non solo un Santo, ma un amico fidato, tanto fidato che da lui e dal suo sangue, secondo tanti partenopei, dipende il destino del mondo intero.
Secondo la tradizione, Gennaro visse intorno al 300 d.C. (21 aprile 272-19 settembre 305), all’epoca delle persecuzioni di Diocleziano ai danni dei cristiani. Per la sua fede venne arrestato e condannato a morte, ma proprio durante il primo tentativo di porre fine alla sua vita, avvenne il miracolo: le belve che avrebbero dovuto sbranarlo, si inchinarono al suo cospetto.
Così alla fine si dovette ricorrere alla decapitazione. La leggenda narra che il suo sangue, dopo la sua morte, venne raccolto in alcune ampolle da donne che lo veneravano. Si sciolse per la prima volta all’epoca di Costantino I, durante il trasferimento delle reliquie nel Duomo di Napoli.
Il miracolo da allora viene atteso tre volte all’anno: il primo sabato di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre. Quando non si verifica, secondo tanti fedeli, è un cattivissimo presagio.
Quanto c’è però di reale in questa storia? Dirlo è difficile se si pensa che le principali notizie sul Santo risalgono a racconti scritti almeno due secoli dopo la sua morte. La Chiesa stessa, in seguito al Concilio Vaticano II, rimosse San Gennaro dal calendario dei Santi rendendo la sua memoria facoltativa al di fuori dell’arcidiocesi di Napoli.
La venerazione dello scioglimento del sangue è consentita ma l’evento non è mai stato riconosciuto ufficialmente come un miracolo. Resta però un dato di fatto: tre volte all’anno – salvo eccezioni – il sangue di San Gennaro si scioglie. Com’è possibile?
Studi scientifici sulla sostanza contenuta all’interno delle ampolle conservate nella Reale cappella del Tesoro di San Gennaro non sono mai stati consentiti. La Chiesa l’ha definito un fatto inspiegabile ma non necessariamente miracoloso.
Qualcuno, però, una spiegazione ha provato ad avanzarla. Si tratterebbe di tissotropia. Quelle tissotropiche sono infatti sostanze solide in grado di liquefarsi se subiscono scossoni e vibrazioni come quelle a cui viene sottoposta l’ampolla durante il rituale dello scioglimento del sangue.
È vero anche, però, che più di una volta la storia stessa sembra aver dato ragione agli scaramantici napoletani, perché il mancato ripetersi del “miracolo” ha davvero preannunciato sciagure per l’umanità intera. È successo ad esempio nel 1939 e nel 1940, a ridosso della Seconda Guerra Mondiale; ma anche nel settembre del 1973, anno dell’epidemia di Colera a Napoli; il sangue non si è sciolto neanche il 16 dicembre 2020, a pandemia di Covid-19 in corso.
Storia o leggenda? Mistero, prodigio o fenomeno scientifico? Per ora non è dato saperlo, ma è così importante del resto? Probabilmente non a Napoli, dove il culto di San Gennaro è ogni anno occasione per riunirsi, fare festa, e rinnovare la propria promessa d’amore nei confronti di questa città magica e contraddittoria. San Gennaro è un amico e basta, e agli amici non si fanno troppe domande, ci si fida.