Napoli, Diego Cibelli in mostra al Museo di Capodimonte con “L’Arte del Danzare assieme”
NAPOLI. La mostra “Diego Cibelli. L’Arte del Danzare assieme” (13 maggio-19 settembre 2021) al Museo e Real Bosco di Capodimonte, a cura di Angela Tecce e Sylvain Bellenger, è inserita nel ciclo di mostre-focus “Incontri sensibili” in cui artisti contemporanei dialogano con la collezione storica del Museo e Real Bosco di Capodimonte.
L’esposizione è frutto della collaborazione istituzionale con la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee-Museo Madre ed è inserita tra le iniziative nazionali di “Buongiorno Ceramica” organizzate dall’Associazione Italiana Città della Ceramica (Aicc), cui partecipa anche il Comune di Napoli.
La sensibilità artistica di Cibelli e la sua ricerca volta ad indagare l’insieme delle relazioni tra uomo e paesaggio attiva una serie di referenze culturali e visive, di grande impatto e di assoluta raffinatezza.
Cibelli affronta “l’incontro sensibile” con le collezioni di Capodimonte partendo dallo studio “devoto” delle stampe della ricchissima collezione del conte trentino Carlo Firmian, conservate nel Gabinetto Disegni e Stampe del museo e dalla conoscenza dell’antica arte della porcellana. Da esse trae ispirazione per creare le sue opere, realizzate proprio per questa mostra, utilizzando tecniche diverse.
Cibelli cattura il reticolo visivo delle stampe che intreccia e sovrappone senza sosta trasformandolo in un “basso continuo” che fa da sfondo a tutte le opere. Nasce così l’idea di un parato che riveste la sala espositiva e cattura il visitatore in una dimensione avvolgente.
Una composizione nuova che richiama la tecnica del restauro a “pastiche”, esito di un gioco di sovrapposizioni di immagini digitali modificate e catturate nei giorni trascorsi nel Gabinetto Disegni e Stampe di Capodimonte e negli archivi della Biblioteca Nazionale di Napoli.
Le collezioni ceramiche del Museo e Real Bosco di Capodimonte, composte dalle più importanti manifatture europee, spesso giunte a Napoli come doni diplomatici dalle varie dinastie (porcellane della Manifattura di Wedgwood, della Manifattura Poulard-Prad, della Manifattura di Meissen e i biscuit della Real Fabbrica della Porcellana di Napoli) dialogano con una doppia tipologia di vasi realizzati dall’artista.
Da un lato la serie “Mascagni”, detta così perché ispirata al volume Anatomiae Universae del 1823 di Paolo Mascagni (1755-1815) composto da 44 carte di tavole anatomiche a colori esposto in sala grazie alla gentile concessione del Museo Anatomico dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”: vasi dalle silhouettes fantasiose con lunghi bracci che ne amplificano la tridimensionalità, in un’ideale corrispondenza tra l’opera e il corpo umano con i suoi “vasi” sanguigni, venosi e arteriosi, che si diramano sempre più sottili.
Dall’altro, una serie di vasi ispirati alle stampe Firmian, 20mila incisioni dall’enorme valore storico-artistico riunite in 227 volumi con le legature originali in cuoio marocchino conservate nel Gabinetto Disegni e Stampe di Capodimonte, e al volume Le Antichità di Ercolano Esposte del 1757 della Biblioteca nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III”.
Quest’ultimo è un volume di incisioni di alta qualità con testi di accompagnamento dei reperti provenienti da tutti gli scavi intrapresi dai Borboni nel Golfo di Napoli (Pompei, Stabia ed Ercolano). Questa serie di vasi di Cibelli presenta sulla superficie i segni grafici delle stampe da lui studiate, moduli capaci di riprodursi all’infinito, nel continuo rimando visivo tra le opere esposte.
I vasi sono, allo stesso tempo, opere e supporto di altre opere: grazie ad alcune fessure laterali si trasformano in metaforici leggii per sostenere lastre in rame raffiguranti sempre le stampe Firmian e altre suggestive illustrazioni come “L’uomo galleggiante” di Oronzio De Bernardi, incise nella Stamperia Reale fondata da Carlo di Borbone nel 1748 per far fronte alle necessità proprie dell’apparato politico-amministrativo del nuovo Regno.
Tra le finalità predominanti della Stamperia c’era quella di provvedere alla “pubblicazione della grande opera di Ercolano con i suoi papiri”. Per la Corte di Napoli, da poco insediatasi, le scoperte di Ercolano rappresentavano un progetto politico ed editoriale insieme, e per intraprendere un’iniziativa così ambiziosa fu istituita la Reale Accademia Ercolanese.
La sobrietà delle opere, pur ispirata da una molteplicità di fonti figurative, dimostra quanto Cibelli sia interessato agli aspetti concettuali dell’abitare. Il suo “incontro” con il passato inventa uno spazio, un ambiente che coinvolge le sue particolari installazioni contemporanee.
«Tre concetti chiave guidano il mio lavoro: incontro, relazione e dialogo. Vorrei esplorare il modo in cui le persone possono creare una connessione con il paesaggio che le circonda e come questa connessione ispiri il flusso della Storia. Mi interessa dare agli oggetti un valore antropologico e capire la relazione che creano con la Storia» spiega Diego Cibelli.
In mostra il visitatore potrà ammirare anche i sei dipinti di Carlo Saraceni (Venezia 1578/83-1620) della Collezione Farnese, ispirati alle “Metamorfosi di Ovidio” da cui sono tratti i miti rappresentati: Volo di Icaro, Caduta di Icaro, Seppellimento di Icaro, Ratto di Ganimede, Salmace ed Ermafrodito e Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso (1605-1608 circa).
I dipinti, eseguiti a olio su rame, si caratterizzano per l’utilizzo di una composizione asimmetrica e per la luminosa fusione atmosferica. Il loro dialogo con le altre opere esposte passa attraverso i concetti di trasformazione, cambiamento in cui appare emblematica la vicenda di Dedalo e la fuga di Icaro, che obbliga anche il visitatore a richiamare un rapporto labirintico con l’altro.
In sala anche un video di 7 minuti che documenta la ricerca che Cibelli ha compiuto nel Gabinetto Disegni e Stampe del Museo e Real Bosco di Capodimonte per studiare le stampe Firmian da cui ha tratto ispirazione per la realizzazione del parato e le giornate di studio presso il Museo Anatomico dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Il video è stato caricato anche sui social media del museo con la musica di W.A. Mozart Quartetto per flauto e archi n. 1 in re maggiore, K. 285.
Diego Cibelli (Napoli, 1987) vive e lavora tra Napoli e Berlino, dove nel 2012 si è laureato, presso la Weissensee Kunstochschule Berlin, con una tesi in geografia umanistica. I lavori di Cibelli si propongono di evidenziare la relazione tra l’uomo e l’ambiente.
I suoi studi continuano nell’ambito del Design. Laureato ad Aversa alla facoltà di Architettura nel 2017. Durante la sua ricerca presso il Dipartimento di Design, Diego Cibelli si è concentrato sul medium installativo come strumento di indagine sui diversi aspetti dell’abitare, identificando una rilevante dimensione culturale nella funzione stessa del risiedere in un luogo.
Con la messa in moto di una serie di referenze culturali e visive, Cibelli costruisce scenari che guidano a loro volta il disegno progettuale delle installazioni. Ogni scenario, inteso come insieme di relazioni immateriali e materiali tra uomo e paesaggio, è concepito come un habitat e composto da più oggetti, prodotti nella materia vivente della porcellana e della ceramica, ed organizzate in una dimensione narrativa.
Il suo lavoro è stato esposto in varie occasioni in Italia e all’estero: al Kunsterhaus bethanien Berlin, alla Galleria Atelier 35 di Bucarest, al Museo d’Arte contemporanea di Zagabria, al Izolyatsia Foundation, all’Istituto di cultura italiano a Buenos Aires.
Ha preso parte a numerose residenze per artisti e tenuto diversi workshop. Oltre alla mostra al Museo e Real Bosco di Capodimonte, Digo Cibelli ha in corso altre due personali nella città di Napoli: “Gates” all’Istituto ad indirizzo raro “Caselli” (13 maggio-30 giugno 2021) e “Feed me with domestic stuff” presso Made in Cloister (prorogata fino a settembre 2021). Sta lavorando a una prossima esposizione a Rotterdam.