Da Pompei in Corea a 18 anni per studiare intelligenza artificiale: si realizza il sogno di Martina
POMPEI. Ha fatto il giro del web il video in cui la giovanissima e talentuosa Martina Di Paola, 18enne di Pompei, filma la reazione sua e della sua famiglia alla scoperta di essere stata ammessa alla Kaist University, in Corea del Sud, dove studierà Intelligenza Artificiale. Abbiamo fatto due chiacchiere con lei per scoprire com’è nata l’idea di trasferirsi dall’altra parte del mondo e cosa si aspetta da questa nuova avventura.
Allora Martina, tutti abbiamo visto il video in cui urli di gioia davanti all’e-mail in cui ti veniva comunicata l’ammissione all’università. Ti va di raccontarci cosa c’è stato prima? Che percorso di studi hai fatto finora e perché hai scelto di continuarlo proprio in Corea del Sud?
«Sì, io attualmente frequento il quinto anno al Liceo Scientifico “Francesco Severi” di Castellammare di Stabia. Sono sempre stata appassionata all’ingegneria, per questo già alle scuole medie ho maturato la decisione di proseguire gli studi in questo campo, ma ho sempre immaginato di farlo in Italia. Poi ho avuto la possibilità di studiare un anno in Olanda, e lì ho capito che questo genere di esperienze mi arricchisce tantissimo e mi sono detta che forse in un contesto italiano non mi sarei sentita altrettanto motivata. Per questo ho iniziato a cercare università in giro per il mondo in cui poter studiare Intelligenza Artificiale e quando ho trovato la Kaist me ne sono innamorata, sia per il corso di studi sia perché invoglia gli studenti stranieri ad iscriversi. Ho subito pensato che lì mi sarei sentita a mio agio».
Quale procedura hai dovuto seguire per essere ammessa?
«Ci sarebbe dovuto essere un test d’ammissione ma a causa del Covid è stato annullato. Io ho dovuto inviare una lettera di motivazione, una lettera di referenze e sostenere un colloquio. Mi sono stati sottoposti soprattutto quesiti di matematica, ma anche qualche domanda personale. Tra l’altro dopo averlo sostenuto ero molto demoralizzata perché il livello di difficoltà era parecchio alto e pensavo di non essere stata ammessa».
Su Tik Tok hai spiegato che inizialmente i tuoi genitori non erano molto d’accordo con la tua partenza. Come hai fatto a convincerli?
«Beh, io ne ho parlato con loro quando ero in Olanda. Non era semplice accettare che fossi già lontana e volessi andare ancora più lontano. In più c’era la questione economica. La verità però è che all’inizio io stessa gli ho presentato questa possibilità come un sogno, non pensavo di entrare, perciò abbiamo rimandato tutte le decisioni a un’eventuale ammissione. Alla fine si sono convinti perché hanno visto quanto ero entusiasta e anche perché io stessa gli ho spiegato che sarei partita solo se avessi ricevuto una borsa di studio. Per fortuna la Kaist ne offre una a tutti gli studenti stranieri per il primo anno. Per i successivi dovrò guadagnarmela mantenendo una buona media».
Al di là delle preoccupazioni dei tuoi genitori, c’è invece qualcosa che spaventa anche te all’idea di passare quattro anni dall’altra parte del mondo?
«Mi preoccupa l’idea di sentirmi molto sola, soprattutto all’inizio. Io vorrei circondarmi di più persone possibili, ma pare che non sia semplice fare amicizia coi coreani. In più, anche se all’università parleranno tutti in inglese, il campus si trova in una città piccola e in Corea la conoscenza dell’inglese non è così alta, perciò mi spaventa poter avere problemi di comunicazione».
La cultura con cui dovrai confrontarti invece la conosci un po’? Ti affascina?
«Sì, la cultura orientale mi ha sempre affascinato. L’unica cosa su cui sono molto titubante è il cibo, ma per fortuna all’interno dell’università c’è un ristorante italiano e poi alloggerò in un dormitorio in cui è presente anche una cucina proprio a disposizione degli studenti internazionali».
A proposito di cucina, e perciò di tradizioni e radici, quanto ti porterai della tua città in Corea del Sud?
«Pompei è una città già famosa in tutto il mondo, l’ho addirittura sentita nominare in canzoni coreane e sono rimasta stupita da quanto sia conosciuta in Asia. Però esistono anche lì molti pregiudizi. Durante il mio colloquio mi è stato ad esempio chiesto come pensavo di trovarmi in Corea arrivando da una città piccola e retrograda del Sud Italia. Ecco, io vorrei cambiare un po’ questa concezione del Sud Italia sempre associato solo a mafia e pizza, quando abbiamo da offrire tanta storia e tanta cultura».
Un’ultima domanda: hai trascorso un anno in Olanda e ora ti prepari a questa nuova avventura. Ma in futuro come ti vedi? In Italia o in giro per il mondo?
«Sicuramente se ne avrò la possibilità tornerò in Italia, perché credo molto nel valore della famiglia, soprattutto venendo da una tipica famiglia del sud, molto unita. Però ho sempre pensato che vorrei un lavoro che mi dia la possibilità di spostarmi. Non so se riesco a immaginare la mia vita costretta in un unico posto. In ogni caso per ora vivo molto alla giornata, non mi capita di pensare spesso al futuro».
E come biasimarla a 18 anni? Tutta la vita davanti, sogni e progetti ambizioni e tanto talento con cui realizzarli. In bocca al lupo Martina! Tutta Pompei è orgogliosa di te.