Archeologia e astronomia: Pompei fu fondata seguendo l’orientamento solare del luogo
POMPEI. Il solstizio estivo, il momento estremo in cui il sole traccia nel cielo la sua orbita più lunga e raggiunge la posizione più estrema con punti di levata e tramonto verso settentrione, è l’apoteosi del ritmo annuale, il culmine della luce diurna.
Il sole sembra sostare per alcuni giorni in questa posizione, prima di iniziare il suo percorso inverso e avviare il suo ritorno verso Sud e, con il decrescere delle giornate, verso il buio.
Il ciclo delle stagioni è sempre stato un orologio primordiale per la scansione dei ritmi dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca, delle guerre, sin dai tempi più remoti. Per questo permette una naturale integrazione tra uomo e ambiente.
Ecco perché il paesaggio celeste è dunque da considerarsi intrinsecamente legato alla città di Pompei: esso non è solo una epifania lontana, ma ne permea e costruisce lo spazio.
Come accadeva anche per altre città di origine greca, etrusca e romana, la fondazione di un centro abitato seguiva l’orientamento solare del luogo: il corpo celeste che scandisce i ritmi della vita sul pianeta era un punto di riferimento irrinunciabile.
L’irraggiamento del sole era infatti considerato un elemento fondante nella pianificazione urbana, per armonizzare l’orientamento con la direzione dei venti, con la morfologia del territorio e il deflusso delle acque.
Pompei, da questo punto di vista, non fa eccezione. La forma della città, infatti, come era stato già ipotizzato a fine Ottocento, deriva il suo impianto dal movimento del sole e dall’evento solstiziale.
Una caratteristica scientifica e culturale che si riflette nel modo di costruire le città, riscontrata anche in altri siti della pianura campana e che è oggetto di un progetto di ricerca di un gruppo di studiosi e dottorandi del laboratorio Capys dell’Università della Campania.
I dati raccolti in situ – frutto del programma specifico di studio e ricerca – permettono di simulare il movimento del sole e degli astri nei secoli lontani in cui fu fondata e visse Pompei, in modo da verificare il sistema delle antiche misurazioni e gli orientamenti seguiti dagli antichi.
L’uso di un evento astronomico, quale il solstizio, come elemento di riferimento per la fondazione dell’impianto urbano della città ci fa comprendere come la nascita di Pompei fosse un atto rituale, sacro.
Allo stesso tempo ci mostra l’attenzione prestata dai fondatori affinché fossero garantite buone condizioni “ambientali” alla nuova città, che doveva essere esposta a una maggiore insolazione nei mesi invernali e alla frescura in estate.
Grazie a questo attento studio degli elementi astronomici, anche nel giorno più corto dell’anno, ovvero al solstizio d’inverno, l’ultimo raggio di sole del tramonto raggiungeva ogni angolo della città, e doveva essere così anche nella vicina Ercolano.
Pompei, ancora nel 79 d.C., conservava all’interno del suo impianto urbano questo schema antico di circa sette secoli. Le due diagonali tracciate dal solstizio, la prima che parte dal Tempio Dorico e attraversa obliquamente tutta la città, e la seconda che si riflette nell’impianto stradale, regolarono e scandirono lo spazio pubblico e privato fino alla tragica eruzione.
Anche i culti e i rituali che si svolgevano nel Tempio Dorico dovevano adattarsi a questi elementi del calendario celeste. Archeologia e astronomia, correttamente integrate, ci aiutano a ritrovare le leggi non scritte di questa antica sapienza.