“Villa B” a Oplontis era in realtà un’azienda dedita alla lavorazione e vendita di vino e prodotti agricoli
TORRE ANNUNZIATA. Sorge alle spalle della celebre Villa “di Poppea” (Villa A) ed è conosciuta come Villa B o come Villa di Lucius Crassius Tertius, ma più che una villa, in base ai materiali rinvenuti e alla funzione degli ambienti, l’edificio era con molta probabilità un’azienda dedita alla lavorazione di prodotti agricoli, all’imbottigliamento e al commercio del vino, dotata di un quartiere residenziale al piano superiore.
All’interno del complesso, che risale alla fine del II secolo a.C., è stato rinvenuto un anello-sigillo di Lucius Crassius Tertius, che probabilmente era il proprietario dell’edificio.
Il nucleo centrale della struttura è costituito da un porticato a due ordini di colonne doriche in tufo grigio di Nocera, intorno al quale si dispongono diversi ambienti di servizio e ad uso produttivo. Sul lato nord si estende una serie di abitazioni su due livelli, separate da una strada in terra battuta.
Nel periodo tra il 1984 e il 1991, gli scavi della cosiddetta “Villa B” di Oplontis si concentrarono nell’area orientata verso sud, dove si trovavano otto ambienti voltati affacciati su un portico colonnato, all’epoca rivolto verso il mare, di cui rimane visibile soltanto un breve tratto.
I materiali scoperti al loro interno – contenitori di vario tipo e dimensione, suppellettili contenenti resti organici, pesi in marmo e terracotta, attrezzi ed oggetti in metallo, oltre ad una grande quantità di melograni inframmezzati da strati di fieno – documentano che questi ambienti erano rimasti in uso come magazzini e luoghi di deposito fino al momento dell’eruzione vesuviana del 79 d.C.
Uno di essi, l’ambiente 10, diventò la tomba di un gruppo di persone le quali, nel tentativo di sfuggire all’eruzione del Vesuvio, cercarono riparo al suo interno.
Alcuni degli individui avevano con sé oggetti preziosi quali gioielli, ornamenti in osso ed avorio, monete d’oro e d’argento, suppellettili in bronzo. La maggior parte degli oggetti preziosi fu trovata accanto ai corpi, evidentemente avvolti nelle vesti o racchiusi in appositi contenitori di cuoio, stoffa o corda, ma in altri casi si rinvennero direttamente indosso al proprietario.