Vittorio Bellucci, un eroe di Pompei che si è sacrificato per la Liberazione dalle forze nazi-fasciste

POMPEI. Dopo la guerra al fianco della Germania nazista, voluta dal Fascismo e avallata dalla Monarchia, il tardivo armistizio gettò nel caos l’Italia e migliaia di soldati, nonostante il coraggio e l’abnegazione di tutti i militari.

Al termine di tre anni di disfatta, lutto e distruzione, il popolo italiano, in risposta a tante mortificazioni, diede vita alla Resistenza: i militari, insieme alle formazioni partigiane, imbracciarono le armi per combattere il Nazifascismo.

L’Arma dei Carabinieri, sempre dalla parte giusta della Storia, partecipò compatta alla Resistenza e, insieme agli stessi partigiani e agli Alleati, prese parte attiva alla “Guerra di Liberazione” in cui perirono 2.700 carabinieri.

Fra questi ve ne fu uno in particolare, carabiniere Medaglia d’Argento al Valore Militare, che scrisse una vera pagina di eroismo: il suo nome era Vittorio Guglielmo Bellucci, un nostro concittadino nato in via Sacra, a Valle di Pompei, il 18 febbraio del 1920 da Emanuele ed Antonietta Stanzione. All’epoca Pompei era una frazione del Comune di Scafati: ricordiamo, infatti, che soltanto nel 1928 divenne Comune autonomo.

Terminati gli studi, Vittorio, appassionato di sport, giocò nella squadra di calcio di Pompei e, successivamente, entrò a far parte dell’Arma dei Carabinieri.

Sullo sfondo, intanto, imperversava il secondo conflitto mondiale. Subito dopo la firma dell’armistizio (8 settembre 1943) i tedeschi, per rappresaglia, misero in atto la “politica della terra bruciata” e nel ritirarsi distruggevano e uccidevano chiunque era riconducibile alla Resistenza o alle forze anglo-americane, che nel frattempo avanzavano.

I soldati italiani e l’Arma dei Carabinieri in Grecia, Albania e in Italia stessa si unirono ai partigiani e ai patrioti di tutta Europa per contrastare il comune nemico tedesco.

Dopo l’armistizio, il carabiniere Bellucci non intendeva consegnarsi ai tedeschi e si unì al gruppo partigiano comandato dal tenente colonnello Goffredo Zignani, per combattere al fianco delle formazioni partigiane albanesi.

Si distinse per coraggio, valore e sprezzo del pericolo in quel di Arbona (Albania), dove, tentando di arginare un attacco tedesco intorno alle 16 dell’8 ottobre del 1943, fu colpito mortalmente alla gola.

Il suo corpo, recuperato il giorno dopo, fu sepolto nei pressi di un mulino, a poche centinaia di metri da Arbona, insieme a due civili albanesi. A lui sono intitolati il campo di calcio (da poco ristrutturato ma non ancora agibile) e anche la sezione locale dell’Associazione Nazionale Carabinieri inaugurata il 12 ottobre del 2018.

Il presidente dell’associazione, maresciallo Catello Capoluongo, coadiuvato dal socio Biagio Estatico, il 5 marzo del 2019 ha contattato prima l’Archivio Storico dell’Arma dei Carabinieri e poi il Comando generale per le onoranze ai caduti del Ministero della Difesa, per avere notizie del Carabiniere pompeiano e soprattutto per il recupero delle sue spoglie mortali in terra d’Albania, per far sì che potessero tornare alla sua terra natia.

Però con una missiva datata 22 aprile 2021 il Ministero della Difesa ha comunicato che al tal riguardo una delegazione dello stesso Ministero tra il 1959 e il 1963 si recò in territorio albanese con lo scopo di individuare i luoghi di sepoltura dei caduti italiani e recuperarne le spoglie.

Purtroppo all’atto delle esumazioni (trattandosi di fosse comuni) molti resti mortali, tra cui anche quelli del carabiniere Vittorio Bellucci, non furono identificati per l’assoluta mancanza di riferimenti tombali e di elementi idonei al riconoscimento.

Tutte le spoglie esumate, identificate o meno, furono rimpatriate e consegnate ai familiari che ne fecero richiesta o inumate definitivamente nel Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari, ove non si può escludere che, tra le tante migliaia di ignoti, riposino anche quelle dell’eroico militare pompeiano.

Vittorio Bellucci è stato un vero eroe che ha sacrificato la propria vita per la liberazione dalle forze nazifasciste. Oltre ad essere un carabiniere era anche uno sportivo e se pure i suoi resti mortali non saranno presenti materialmente nella sua città, egli resterà per sempre spiritualmente nel cuore dei cittadini di Pompei.

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Luigi Ametrano

Luigi Ametrano

Imprenditore alberghiero con la passione per la scrittura e la storia recente di Pompei

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