Le scoperte archeologiche di Pompei in lizza per il Premio Internazionale “Khaled al-Asaad” 2021
POMPEI. Le scoperte archeologiche avvenute a Pompei nell’ultimo biennio (il Termopolio della Regio V, il carro cerimoniale di Civita Giuliana e la ricerca sulle origini etrusche della città) sono in corsa per l’assegnazione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2021, il premio che sarà consegnato venerdì 1° ottobre 2021 a Paestum, in occasione della XXIII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (Bmta).
Le origini etrusche di Pompei. Il geografo greco Strabone faceva risalire le origini di Pompei agli Osci, una popolazione di ceppo sannitico appartenente alla Campania preromana, per tanti secoli ritenuta la più valida, anche se la fondazione di Pompei, avvenuta almeno 700 anni prima della sua tragica fine, 79 d.C., continuava a essere avvolta dal mistero.
Le ultime campagne di scavo raccontano invece che Pompei sarebbe stata una città etrusca per lingua e per cultura, seppur costruita con uno stile diverso rispetto a quello che contraddistingue i suoi fondatori. La scoperta, presentata dal direttore (fino al 2020) Massimo Osanna e dall’archeologo Carlo Rescigno, si basa sulle centinaia di anfore, vasi, ampolle e coppe con iscrizioni ritrovate nello scavo del santuario costruito lungo la strada che collegava la città al mare, una costruzione a pianta rettangolare e a cielo aperto, riemersa a poche centinaia di metri dalle mura meridionali della città, in quello che viene indicato come il “Fondo Iozzino”.
Le coppe ritrovate recano graffiti con frasi rituali accompagnate dal nome di chi ha fatto l’offerta presso il santuario, nomi tutti Etruschi, alcuni dei quali mai ritrovati prima nei territori della Campania, ma conosciuti nei centri di origine etrusca di Lazio e Toscana. La divinità onorata su questi oggetti, inoltre, è sempre indicata con il nome generico “Apa”, che in etrusco significa “Padre” e rappresenta un chiaro riferimento alla cultura religiosa degli Etruschi. A tutto ciò si aggiunge il santuario di Apollo, la principale area sacra pompeiana, dove gli scavi storici e quelli più recenti hanno fatto emergere delle coppe con iscrizioni ancora una volta in alfabeto e lingua etrusca.
Il Termopolio della Regio V. Nella Regio V è riaffiorato l’ambiente quasi integro di un Thermopolium, bottega alimentare alla quale si aggiungeva uno streetfood con piatti di vario tipo, dalle lumache a una sorta di paella. Il Termopolio della Regio V, una delle tavole calde di Pompei, con l’immagine della Nereide a cavallo, era già stato parzialmente scavato nel 2019. Nel 2020 è riaffiorato per intero con nuove ricche decorazioni di nature morte, rinvenimenti di resti alimentari, ossa di animali e di vittime dell’eruzione del vulcano.
Nella nuova fase di scavo, sull’ultimo braccio di bancone tornato alla luce, sono emerse ulteriori scene di nature morte, con rappresentazioni di animali. Frammenti ossei degli stessi animali sono stati rinvenuti all’interno di recipienti ricavati nello spessore del bancone, contenenti cibi destinati alla vendita.
Tra questi, le due anatre germane esposte a testa in giù, pronte a essere preparate e consumate, un gallo e un cane al guinzaglio. Sono state rinvenute, inoltre, ossa umane, sconvolte a causa del passaggio di cunicoli realizzati nel XVII secolo da scavatori clandestini in cerca di oggetti preziosi e vario materiale da dispensa e da trasporto (9 anfore, una patera di bronzo, 2 fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa).
Per la prima volta si è scavato un simile ambiente per intero ed è stato possibile condurre tutte le analisi che le tecnologie odierne consentono da un team interdisciplinare composto da antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo, per capire cosa venisse venduto e quale era la dieta alimentare.
Il carro cerimoniale di Civita Giuliana. Il rinvenimento di un carro cerimoniale, un reperto straordinario emerso integro dallo scavo della villa suburbana in località Civita Giuliana, a nord di Pompei, oltre le mura della città antica rientra nell’ambito dell’attività congiunta tra Parco Archeologico e magistratura, finalizzata al contrasto delle attività illecite a opera di scavi clandestini nell’area a opera di “tombaroli”.
Un grande carro cerimoniale a quattro ruote, con i suoi elementi in ferro, decorazioni in bronzo e stagno di carattere erotico (si trattava forse di un carro nuziale oppure destinato al culto di Cerere o Venere), i resti lignei mineralizzati, le impronte degli elementi organici (dalle corde a resti di decorazioni vegetali), è stato rinvenuto quasi integro nel porticato antistante alla stalla dove già nel 2018 erano emersi i resti di 3 cavalli, tra cui uno bardato.
Gli scavi, che hanno permesso di verificare anche l’estensione dei cunicoli dei clandestini, in parte al di sotto e a ridosso delle abitazioni moderne, con conseguenti difficoltà sia di tipo strutturale che logistico, a causa dei 6 metri di profondità.
A Pompei, in passato, sono stati ritrovati veicoli per il trasporto, come quello della casa del Menandro, o i due carri rinvenuti a Villa Arianna, ma niente di simile al carro di Civita Giuliana, un carro cerimoniale, probabilmente il Pilentum, utilizzato non per gli usi quotidiani o i trasporti agricoli ma per accompagnare momenti festivi della comunità, parate e processioni.
I ritrovamenti e gli studi riguardanti Pompei per aggiudicarsi l’ambito premio di archeologia dovranno superare la “concorrenza” delle altre 4 scoperte finaliste. In lizza ci sono: i sarcofagi ritrovati a Saqqara (Egitto) patrimonio Unesco a 30 km a sud del Cairo; lo studio sul Disco di Nebra, il reperto più analizzato della storia archeologica tedesca (Germania); le pitture rupestri più antiche del mondo con un cinghiale dipinto in ocra rossa di 45.500 anni fa scoperte nell’isola di Suwalesi (Indonesia); le tre stanze di 2.000 anni fa scoperte a Gerusalemme sotto il Muro del Pianto (Israele).
Il Premio, assegnato alla scoperta archeologica prima classificata tra le 5 finaliste selezionate, sarà consegnato venerdì 1° ottobre 2021 in occasione della XXIII Bmta, in programma a Paestum dal 30 settembre al 3 ottobre 2021, unitamente alla scoperta archeologica del prof. Daniele Morandi Bonacossi, vincitrice della 6a edizione ma non ancora premiata, a causa del posticipo della XXIII edizione non svolta nel novembre 2020.
Inoltre, sarà attribuito uno “Special Award” alla scoperta, tra le cinque candidate, che avrà ricevuto il maggior consenso dal grande pubblico nel periodo 2 luglio-1 settembre 2021 sulla pagina Facebook della Bmta (www.facebook.com/borsamediterraneaturismoarcheologico).
L’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” – giunto quest’anno alla settima edizione e intitolato all’archeologo di Palmira, che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale – è l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio.
La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e la rivista di archeologia “Archeo”, ideatori dell’iniziativa, hanno inteso dare il giusto tributo alle scoperte archeologiche attraverso un Premio annuale assegnato in collaborazione con le testate internazionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).
Il direttore della Bmta Ugo Picarelli e il direttore di Archeo Andreas Steiner hanno condiviso questo cammino in comune, consapevoli che “le civiltà e le culture del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante assumono oggi sempre più un’importanza legata alla riscoperta delle identità, in una società globale che disperde sempre più i suoi valori”. Il Premio, dunque, si caratterizza per divulgare uno scambio di esperienze, rappresentato dalle scoperte internazionali, anche come buona prassi di dialogo interculturale e cooperazione tra i popoli.
Nel 2015 il Premio è stato assegnato a Katerina Peristeri, responsabile degli scavi, per la scoperta della Tomba di Amphipolis (Grecia); nel 2016 all’Inrap–Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (Francia), nella persona del presidente Dominique Garcia, per la Tomba celtica di Lavau; nel 2017 a Peter Pfälzner, direttore della missione archeologica, per la città dell’Età del Bronzo presso il villaggio di Bassetki nel nord dell’Iraq; nel 2018 a Benjamin Clément, responsabile degli scavi, per la “piccola Pompei francese” di Vienne; nel 2019 a Jonathan Adams, responsabile del Black Sea Maritime Archaeology Project (Map), per la scoperta nel Mar Nero del più antico relitto intatto del mondo; nel 2020 a Daniele Morandi Bonacossi, direttore della missione archeologica italiana nel Kurdistan Iracheno e Ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico dell’Università di Udine, per la scoperta di 10 rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dei dell’antica Mesopotamia.