“Querida Gala”: al Campania Teatro Festival un ritratto coreografico di Gala Dalì

NAPOLI. Nove dicembre 2021: la scena è buia e la luce soffusa al Teatro Sannazaro. Fuori piove impietosamente , ma a teatro ci si sente distanti e lontani dal mondo, ci si sente protetti, come in un altrove lontano dallo spazio e dal tempo contingenti (ed anche dal maltempo).

E lì, in quel mondo ovattato, il sipario si apre su una donna che si muove lentissima tra manichini senza volto. È Gala Éluard Dalì, la donna, al secolo Elena Dmitrievna Diakonova, nota semplicemente come Gala, modella, mercante d’arte, essa stessa artista, d’origine russa, moglie, musa e manager di Dalì, con il quale ebbe una intensissima e profonda relazione amorosa lunga tutta la vita.

Attorno a lei nei primi anni parigini del ‘900 (allora lei era sposata in prime nozze con Paul Éluard), all’interno del movimento surrealista, partito dal circolo artistico di André Breton, si era formata quasi una sorta di culto: tutti gli esponenti del circolo facevano in qualche modo capo a lei, come modella, fonte d’ispirazione, confidente, manager.

Quella a cui stiamo per assistere è una rappresentazione coreografica della sua vita, dal titolo Querida Gala, Cara Gala, appunto. La coreografia, interamente ideata da Antonello Apicella, porta in scena i tratti salienti della pur misteriosa personalità di Gala, distaccata e quasi algida, come lontana, all’inizio della coreografia; seduttrice, maliziosa, ammaliante nella parte finale.

Gala è interpretata da Olimpia Milone che riesce a restituirne il carisma, aiutata dagli oggetti scenici di chiara ispirazione surrealista: i busti senza volto, dicevamo, le cornici vuote che lei gioca a riempire, quale musa ispiratrice, appunto, i libri che ricordano il suo essere intellettuale e con i quali danza, e gli abiti che di sovente cambia, a rappresentare la sfaccettata e inafferrabile personalità di Gala.

Anche la musica originale di Max Maffia concorre a sottolinearne l’enigmatica personalità, destreggiandosi tra momenti intimi ed altri più sostenuti, fino alla poesia Je t’aime di Paul Éluard, primo marito di Gala, prima dell’incontro con Salvator Dalì.

È stata una donna forte, Gala, e si legge nella coreografia, ma anche una donna che ha scelto di restare ai margini della scena, ponendo in secondo piano il suo personale talento rispetto alla vita privata ed anche al fermento artistico-culturale del suo tempo, ed anche questo si legge.

Appare come una dedica, dunque, il progetto coreografico, un sipario alzato su un ritratto, una performance che si è lasciata ispirare da quella Gala che agli inizi del secolo scorso ha saputo a sua volta ispirare gran parte degli artisti con cui è entrata in contatto.

Il progetto è parte del Campania Teatro Festival, progetto diretto da Ruggero Cappuccio, la produzione è a cura dell’associazione Campania Danza, il disegno luci di Virna Prescenzo. All’uscita dal teatro piove ancora e fa freddo, ma noi dentro siamo un po’ più caldi. Foto: Ag. Cubo. Fonte: Campania Teatro Festival.

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Nicoletta Severino

Nicoletta Severino

Danzatrice e coreografa, dirige la scuola di danza "Attitude" di Napoli. Proviene da studi filosofici e collabora con varie testate, trattando temi di attualità, di arte e di cultura.

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