Usura ed estorsione a Pompei: si consegna in carcere il ricercato accusato di tentato omicidio
POMPEI. Usura e tentato omicidio a Pompei, latitante da due giorni si consegna in carcere. «So di essere ricercato» ha poi detto – sia alle forze dell’ordine che agli agenti del carcere di Secondigliano – il 23enne stabiese con precedenti accusato di usura e tentata estorsione in concorso con sua madre, oltre che di porto abusivo di arma da fuoco e tentato omicidio ai danni del fratello del suo ex cognato.
Un affare di famiglia trasformatosi nel caso di cronaca che sabato scorso ha sconvolto la città. Il giovane stabiese, sul quale pendeva un’ordinanza di custodia in carcere firmata dal procuratore capo di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, tre giorni fa era però riuscito a sfuggire alla cattura dei poliziotti di Pompei.
Sua madre, invece, una 55enne stabiese incensurata, era finita ai domiciliari. Entrambi sono accusati di usura e tentata estorsione ai danni dell’ex fidanzato della figlia della donna arrestata.
Suo figlio, ormai ex ricercato, dovrà rispondere pure del tentato omicidio ai danni del fratello della persona offesa. Gli arresti sono scattati dopo le indagini dei poliziotti del commissariato di Pompei.
Il 12 dicembre 2021 gli agenti – diretti dal vicequestore Antonella Palumbo – erano intervenuti a via Casone dopo l’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco. Una volta sul posto, i poliziotti soccorsero un 35enne di Pompei, che raccontò di essere stato aggredito dall’ex suocera e dall’ex cognato.
Quest’ultimo, armato di una mazza da baseball, lo aveva colpito alla mano, rompendo il vetro della sua auto. La madre, invece, aveva tentato di investirlo con la sua Smart.
I poliziotti, subito dopo, contattavano il fratello della vittima. «Dieci minuti dopo l’aggressione ho incontrato quel ragazzo, l’ex cognato di mio fratello» aveva quindi svelato. Verso di lui l’ex cognato del fratello avrebbe esploso alcuni colpi di arma da fuoco, che si sarebbero conficcati nella carrozzeria di un’auto parcheggiata in strada e usata come “scudo”.
Il giovane stabiese consegnatosi ieri al carcere di Secondigliano, dopo l’aggressione, sarebbe infatti tornato in via Casone armato di pistola. Il suo movente – secondo gli inquirenti – era solo economico.
Mamma figlio – secondo i magistrati – pretendevano che l’ex genero versasse loro 2.200 euro a fronte di un precedente prestito di mille euro. La presunta richiesta usuraria avrebbe così avuto interessi da capogiro e vicini al 120%.