Addio a Letizia Battaglia: il suo sguardo potente è in ogni suo scatto

«Mi piace immortalare le bambine in quell’età che si affaccia all’adolescenza, con i loro corpi magri, i capelli lisci che scendono sul viso, le occhiaie nere. Quell’età in cui i sogni sono in bilico, possono infrangersi da un momento all’altro sulla realtà. Per questo le bambine che ritraggo quasi sempre non sorridono, hanno perso la gioia com’era successo a me, guardano il mondo con la serietà con cui lo guardavo anche io alla loro età. Ogni volta che fotografo una bambina mi perdo e mi ritrovo, muoio e rinasco ogni volta».

Ci ha fatto nascere e risorgere tutte, Letizia Battaglia, nei volti e negli sguardi delle bambine che ha fotografato. Siamo state tutte un po’ la bambina col pallone, per quella capacità che ha l’arte di sussumere il particolare nell’universale e sì, la fotografia è arte e chi non lo capisce si perde qualcosa.

Quella di Letizia Battaglia, classe 1935, è una fotografia poetica e realista al tempo stesso, cruda, drammatica e pulsante, come la sua Palermo, nella quale sgorga il sangue rosso dei morti ammazzati e si intravede uno spaccato dell’Italia degli anni di piombo, un bianco e nero che indaga il mistero, che sonda gli abissi e rincorre la luce.

Oltre all’iconica bambina col pallone, è suo lo scatto celeberrimo dell’omicidio del presidente della regione Sicilia, Piersanti Mattarella, per ricordare solo alcuni dei suoi lavori più famosi che le sono valsi una fama nazionale prima e internazionale poi.

Sposatasi appena sedicenne, separatasi tra non poco scandalo, prima donna reporter in un mondo di uomini, apripista per le altre, militante, si è spenta il 13 aprile, all’età di 87 anni, ma a renderla immortale restano i suoi scatti che, con la violenza di un pugno in faccia e la delicatezza di una carezza, raccontano la vita, le stragi di mafia, le donne, la povertà, la periferia, la Sicilia.

Non le rende giustizia l’appellativo di “fotografa di mafia” con il quale è divenuta nota, perché c’è molto di più nei suoi scatti: qualcosa dal sapore pasoliniano, un intero mondo nascosto, un’attitudine psicoanalitica a scavare nel fondo verso una riconciliazione, ma con profondo disincanto.

Nella sua fotografia l’impegno sociale e civile della donna ed il crudo realismo dell’artista si intrecciano, fino a restituirci istantanee sospese tra la dimensione estetica e quella etica, tanto potenti da lasciare il bisogno di guardarle ancora. Questo fa l’arte, ti coinvolge nel suo sguardo, propone un punto di vista sul mondo e lo sguardo di Letizia Battaglia è uno sguardo attraverso il quale non ci si stanca mai di guardare.

Certi sguardi sono più profondi, più potenti, più raffinati, più sentimentali di altri, quello di Letizia Battaglia lo era in maniera peculiare ed ha saputo rendere più carichi quelli di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo. Copyright e fonte foto: Ansa.

Nicoletta Severino

Nicoletta Severino

Danzatrice e coreografa, dirige la scuola di danza "Attitude" di Napoli. Proviene da studi filosofici e collabora con varie testate, trattando temi di attualità, di arte e di cultura.

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