Una tegola nella Casa dei Quattro Stili ricorda il rituale del fulgur conditium
POMPEI. Le visite al Parco Archeologico dell’Associazione Internazionale Amici di Pompei sono state inaugurate a gennaio nella Casa dei Quattro Stili, considerata ideale per illustrare lo sviluppo della pittura pompeiana. Occasione che ha dato modo a don Peppino Lindinerro, vicepresidente dell’associazione, nonché ex docente di latino e greco e decano delle guide turistiche pompeiane di illustrare la classificazione inventata da Augusto Mau per interpretarne la tecnica.
La Casa, a cui si accede da un vicolo di via dell’Abbondanza, deve il suo nome alla presenza sulle sue pareti di tutti e quattro gli stili pittorici sviluppatisi a Pompei nel corso del tempo. Si parte dall’atrio di derivazione ellenistica, dotato di eleganti colonne corinzie in tufo a sostegno del compluvio, attorno a cui si aprono le stanze degli ospiti, impreziosite da decorazioni pavimentali e parietali.
Nel suo settore posteriore dal tenore rustico, invece, la Casa ha stalla, cucina ed ambienti di servizio dove fu trovata una tegola con il graffito fulgur, su un cumulo di materiale colpito da un fulmine che la tradizione obbligava a seppellire.
«Dov’è finita la tegola?» è la prima domanda che si è posta don Peppino, che ha successivamente illustrato il rituale sacro del fulgur conditium. Esso consisteva nel seppellire il fulmine piombato sulla terra insieme a tutto quello che aveva abbattuto e riporre sul tumulo un epitaffio per ricordarne il mistero dell’origine.
Nel nostro caso si era verificato un “mistero” occasionale legato alla sparizione della tegola che portava incisa la parola fulgur. A svelare il “mistero” ha provveduto presto la direzione di Pompei, chiarendo che la preziosa tegola era stata riposta nei depositi del Parco, in occasione del recente restauro della Domus. Foto: Silvia Vacca. Fonte: PaP.