Pompei, due inchieste sul maxi appalto dei lavori di Via Lepanto

POMPEI. Via Lepanto: sul maxi appalto da 3,8 milioni di euro di fondi regionali, ora, indagano due Procure. La prima è la Procura regionale presso la Corte dei Conti di Napoli, che sta valutando l’esistenza di presunti profili di danno erariale a carico delle amministrazioni pubbliche coinvolte nell’ok definitivo concesso il 30 dicembre 2020 per il rifacimento di Via Lepanto (i primi due tratti sono stati completati), Via Crapolla I e Via Crapolla II.

Il cantiere per la riqualificazione dell’intero manto stradale, “benedetto” due anni fa pure dal governatore regionale Vincenzo De Luca, si sviluppa in pratica per una lunghezza di circa 3.500 metri.

Oltre ai magistrati della Corte dei Conti, sulla corretta esecuzione dei lavori stanno indagando i magistrati del Tribunale di Torre Annunziata. In merito, i carabinieri della Stazione di Pompei – guidati dal luogotenente Angelo Esposito – hanno già acquisito tutte le carte utili per verificare la regolarità dell’opera, compreso il regolare affidamento della gara d’appalto.

I carabinieri – su delega dei magistrati oplontini – hanno inoltre già ascoltato decine di persone. Tra essi, anche politici pompeiani, tecnici comunali, ingegneri e altre “persone informate sui fatti”. Così trapela infatti da indiscrezioni e attendibili fonti vicine alla Procura.

Le due inchieste stanno correndo in parallelo. Al momento, nessuna persona coinvolta nell’indizione e nel finale affidamento del maxi bando è stata però iscritta – occorre precisarlo – nel registro degli indagati.

Il vero e proprio “cold-case” sembra ora essere in mano ai magistrati di Torre Annunziata. Le prime indagini risalgono a maggio del 2021. Si tratta di un’inchiesta ampia, partita anche a seguito delle varie denunce presentate dall’opposizione.

Prima in consiglio comunale e subito dopo – a seguito delle presunte “mancate risposte di chiarimenti da parte della maggioranza che sostiene l’attuale governo cittadino” – inoltrate ai magistrati.

Nel mirino delle due Procure, che ora indagano sul maxi appalto da circa 4 milioni, è finita una “modifica dei materiali in corso d’opera” eseguita per il restyling dei marciapiedi interessati dalla gara d’appalto: cubetti di pietra vesuviana o porfido da sistemare secondo “lavori a regola d’arte” sarebbero infatti stati sostituiti – sempre in corso d’opera – da un semplice “compost cementizio” dello spessore di circa due centimetri.

La differenza di costi tra i materiali – così come più volte pubblicamente denunciato dal capo dell’opposizione Domenico Di Casola – comporterebbe “un risparmio a vantaggio dell’impresa aggiudicataria di almeno il 60% del costo” preventivato invece nel 2020.

Oltre alle due inchieste parallele, sul maxi appalto si è abbattuta un’altra “tegola”. L’Ispettorato del Lavoro, per tre giorni consecutivi, ha fermato i lavori di restyling, infliggendo una multa da circa ventimila euro per presunte violazioni al decreto legislativo 81/2008 che disciplina la salute e la sicurezza degli operai sui luoghi di lavoro. Il cantiere, dopo lo stop forzato, è ripartito ieri mattina. Nel frattempo, le due Procure continuano a indagare.

Salvatore Piro

Salvatore Piro

Giornalista pubblicista. Papà di Gaetanino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *