Pompei commemora Giovanni Falcone, a 30 anni dalla strage di Capaci
POMPEI. A trent’anni della strage di Capaci (23 maggio 1992), in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Diccillo e Vito Schifani, Pompei e l’Italia commemorano il loro ricordo.
Il vicesindaco Andreina Esposito, alla presenza dei rappresentanti della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Polizia municipale, ha deposto una corona di alloro dinanzi al monumento eretto in memoria dei giudici Falcone e Borsellino nella omonima piazza.
La stele dedicata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, entrambi magistrati uccisi dalla mafia nel 1992, a soli 57 giorni di distanza (Borsellino perse la vita il 19 luglio) è stata inaugurata a Pompei nel 2008, alla presenza di Maria Falcone, sorella del giudice antimafia.
“La mafia – disse in quella occasione Maria Falcone – pensava di poter fermare il loro lavoro che invece prosegue attraverso la memoria: le idee, aveva ricordato Giovanni Falcone in delle ultime interviste in tv, non muoiono con le persone ma continuano a camminare con le gambe degli altri. Per fare questo, però, bisogna educare i nostri giovani al senso civico e al rispetto della legalità. I giovani devono chiedere ai rappresentanti politici il rispetto dei propri diritti”.
Il monumento, progettato dall’architetto Leopoldo Schettino, è rappresentato da un elemento centrale, un oggetto acuminato, che simboleggia la volontà di sconfiggere la “bestia tentacolare”. L’obelisco è composto proprio da lava etnea, che è stata “scenario della lotta tra il bene e il male”.
La strage di Capaci fu uno degli episodi più oscuri della storia dell’Italia repubblicana. L’attentato al magistrato antimafia Falcone e alla sua scorta fu ordito ed eseguito dai vertici di Cosa Nostra.
Una carica esplosiva con potenza pari a 500 chili di tritolo, fu fatta detonare su un tratto dell’autostrada A29, alle ore 17:57, mentre vi transitava sopra il corteo della scorta con a bordo il giudice, la moglie e gli agenti di Polizia, sistemati in tre Fiat Croma blindate.
Oltre al magistrato, nell’attentato persero la vita altre quattro persone: la moglie, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta. Vi furono 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.