La dimensione erotica della vita quotidiana nell’antica Pompei

POMPEI. Prima che l’eros fosse irrimediabilmente condannato dal cristianesimo, prima che il piacere divenisse qualcosa di peccaminoso, nel mondo greco prima e romano poi, esisteva una dimensione erotica di libertà, totalmente diversa da quella che oggi conosciamo.

È possibile fare una riflessione sul ruolo che occupava l’aspetto sensuale nella vita degli antichi pompeiani, osservando molti mosaici, affreschi, decorazioni e suppellettili rinvenuti nella città antica sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

Essi mostrano come le tematiche sessuali costituissero un tema ricorrente nella quotidianità. Il sesso era per i Romani un dono di Venere, la dea dell’amore, e di Priapo, divinità simbolo dell’istinto sessuale e della fecondità. Pertanto non doveva essere nascosto, tanto che sconfinava spesso in quella che oggi chiameremmo pornografia.

Come era stato già per i greci, dalla cui concezione erotica deriva quella romana, il sesso aveva a che fare con la pederastia, la prostituzione, la promiscuità, la bisessualità, e tenendo conto dell’importanza enorme che aveva il pudore per i romani, tutto questo sembra stridere, eppure non è così.

In quanto dono di una divinità, il sesso non doveva essere disprezzato, anzi: bisognava goderne, purché lo si facesse rispettando le regole che la società imponeva, secondo quella virtus che abbracciava e regolamentava ogni aspetto della vita, inclusa quella sessuale.

Era una società fallocentrica, quella romana, nella quale la virilità aveva un ruolo di prim’ordine, pertanto la libertà sessuale di cui godevano gli uomini era lontanissima da quella delle donne e, soprattutto, era una libertà che variava a seconda dell’estrazione sociale, sia nel caso degli uomini che delle donne.

Un’attenta analisi della realtà sessuale in tutto il mondo antico è rinvenibile nella Storia della sessualità, del filosofo francese Michel Foucault, che mostra come la gestione della sessualità fosse disciplinata da certe norme sociali. La dimensione sessuale era trattata con disinvoltura a Pompei come nel mondo antico: l’arte erotica era infatti estremamente diffusa, con raffigurazioni esplicite che erano ritenute ornamentali.

Ciò non accadeva solo nei lupanari (che erano una sorta di casa d’appuntamenti) ma anche nelle abitazioni e nei luoghi pubblici, come le terme. Dai rinvenimenti nelle domus, invece, riusciamo a dedurre che nelle case vi erano delle stanze dedicate esclusivamente al sesso, le cui pareti presentavano affreschi erotici al fine di creare l’atmosfera “giusta”.

Nicoletta Severino

Nicoletta Severino

Danzatrice e coreografa, dirige la scuola di danza "Attitude" di Napoli. Proviene da studi filosofici e collabora con varie testate, trattando temi di attualità, di arte e di cultura.

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